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Nel più piccolo vivono (solo) 173 persone: quali sono i 5 borghi meno abitati in Sicilia

L'entroterra siciliano si svuota lentamente, per toccare con mano ciò che sta accadendo abbiamo stilato una classifica delle 5 città meno popolose dell'Isola

  • 17 gennaio 2024

Tra denatalità ed emigrazione, in dieci anni la popolazione residente in Sicilia è calata di oltre 300 mila unità. A soffrire maggiormente questo spopolamento sono le zone dell'entroterra.

I piccoli borghi delle zone montane sono interessati anche dall'emigrazione interna, lo spostamento cioè degli abitanti - soprattutto più giovani - verso le città e i capoluoghi dell'Isola più industrializzati dove aumentano le opportunità di studio e lavoro.

Per toccare con mano ciò che sta accadendo nei piccoli comuni dell'entroterra abbiamo stilato una classifica dei cinque che vantano il - triste - primato di borghi con il numero più basso di abitanti in Sicilia.

Floresta
Non è un caso se uno dei borghi meno abitati detiene anche, con i suoi 1275 metri s.l.m, il primato di comune più alto dell'Isola. Con 469 abitanti, al quinto posto, c'è Floresta un piccolo borgo incastonato tra i Monti Nebrodi in provincia di Messina.
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Il suo nome lo deve alla foresta di alberi di alto fusto dalla quale i Romani ricavavano il legname utile alla costruzione delle navi da guerra e da trasporto. Si presume, che tale lavoro venisse svolto da prigionieri di guerra e schiavi i quali, molto probabilmente, crearono il primo insediamento di Floresta.

Grandi difficoltà di comunicazione e approvvigionamento durante i rigidi mesi invernali, si avvertivano già durante il primo insediamento che sarebbe infatti stato abbandonato durante l’alto medioevo. Dopo un lungo iato storico, nel XIV secolo il sito fu inglobato nei domini di Federico d’Aragona e diventò feudo.

Durante l’età feudale il territorio fu sfruttato in modo intensivo per la produzione cerealicola, indicativa a tal proposito la presenza di mulini ad acqua in prossimità dei corsi d’acqua. Nel 1820 la piccola comunità diventò Comune, e il sito si dota di un impianto urbano vero e proprio, sviluppato attorno alla chiesa madre di Sant’Anna e alle vie Vittorio Emanuele e Via Umberto I.

L’allevamento dei bovini è il mestiere più antico praticato a Floresta, ancora oggi una delle attività economiche prevalenti. In questo territorio si producono formaggi, in particolare ricotta fresca, stagionata, infornata, e la nota provola florestana.

Campofelice di Fitalia
Con 452 abitanti, al quarto posto, c'è un borgo della provincia palermitana.

Adagiato sul pizzo di Mezzaluna, che da qualche anno è diventato bosco, è raggiungibile dalla scorrimento veloce Palermo-Agrigento. Siti importanti per paesaggio e storia sono la montagna del “Morabito” e Rocca Busambra dove si trovano tracce di insediamenti protostorici, dell’ VIII sec. a.c, relativi alla cultura di S. Angelo Muxaro e di età ellennistica. Tra i ritrovamenti anche tombe di età ellennistica e medievale.

Il nucleo originario si è formato nella prima metà del XIX secolo attorno all'antico casale di Fitalia: un gruppo di abitazioni quattrocentesche, che distano poche centinaia di metri dall’attuale centro abitato, nel borgo sono ancora presenti i ruderi dell’antica residenza feudale del principe Naselli e della chiesa di fan Nicola.

Qui è ancora possibile ammirare gli ambienti tipici delle prime costruzioni: selciati, piccole abitazioni, prati fioriti, un angolo "a misura d’uomo", in perfetta simbiosi con la natura.

L'agricoltura è la fonte primaria di reddito del luogo. Le aziende agricole, quasi tutte a conduzione familiare, sono distribuite su un territorio di circa 35 chilometri quadrati e dedite alla cerealicoltura e, in minima parte, agli allevamenti. La ricotta, il pecorino e la salsiccia locali sono particolarmente apprezzati.


Sclafani Bagni
Al terzo posto, tra le città meno popolate, con 374 abitanti c'è Sclafani Bagni, che vanta d'essere il comune più piccolo della provincia di Palermo. Sospeso in mezzo alle campagne madonite, questo borgo nasconde un piccolo segreto che in parte è già svelato dal suo nome. "Bagni", infatti, è giustificato dalla presenza di uno stabilimento termale noto sin dai tempi dei greci.

Il luogo pare fosse dedicato al dio della medicina Esculapio (Asclepio, in arabo Sqlafiah – da qui Sclafani), perché le acque termali avrebbero proprietà miracolose.

A far costruire lo stabilimento, poi andato in rovina, fu nel 1848 il Conte di Sclafani. Rimase attivo per pochi anni, poi fu distrutto da una frana. Nonostante diverse passate ristrutturazioni, oggi versa in stato di abbandono. Il borgo è un posto magico dove il tempo sembra essersi fermato.

Fu in passato una delle contee più estese e potenti del palermitano e con la sua posizione domina la vallata che conduce dal Fiumetorto al fiume Imera. Oggi le macchine non possono accedere alle vie del paese, troppo strette per i mezzi contemporanei.


Gallodoro
Nella seconda posizione del podio, con 337 abitanti, c'è Gallodoro. A circa 380 metri sul livello del mare, questo borgo messinese offre un paesaggio collinare ricco di vegetazione e un interessante patrimonio culturale.

Il nome completo è Gallodoro Letojanni e si trova al centro della Vallis Aurea (Valle d’oro). In passato ospitava in antico l’insediamento ellenico, abitato dai coloni greci e indigeni ellenizzati, di cui ne sono testimonianze monete, vasi e resti di tombe di una possibile necropoli.

Fino al 1634, il territorio di Gallodoro dipendeva dalla città demaniale di Taormina. Nel 1679 la famiglia Vigo di Acireale acquistò il marchesato di Gallidoro.

Dal 1879, in seguito alle trasformazioni politiche post unitarie, la sede municipale fu trasferita a Letojanni fino al 1952, quando Gallodoro riconquistò l'autonomia.

Il cuore di Gallodoro è rappresentato dalla Chiesa Madre di S. Maria Assunta. Il tempio, risalente al XIV secolo e ampliato nell’800, in passato fu edificio di culto dei Gesuiti e al suo interno custodisce pregevoli opere d’arte.

Oltre il prezioso Gonfalone Antonelliano, merita particolare attenzione la pala d’altare raffigurante la Dormitio Virginis e l'Incoronazione della Vergine.


Roccafiorita
Con solo 171 abitanti, il primato di borgo meno popolato della Sicilia lo detiene Roccafiorita. Parte della città metropolitana di Messina, questo borgo vanta anche il primato di essere il meno esteso dell'intera Italia insulare, trovandosi al quinto posto nella classifica degli ultimi cento Comuni italiani per superficie.

Fondato nel Seicento dal Marchese di Limina, Pietro Balsamo, nel feudo di cui era proprietario: Acqua Grutta che poi prese il nome di Rocca Kalfa e infine in Roccafiorita che deriva dal latino medievale Rocca Florida.

Agli albori il piccolo paese vantava soltanto una piccola chiesa che però bruciò per un incidente nel corso dell'Ottocento. Il maggior numero di abitanti questo paesino lo raggiunse proprio in quel periodo: secondo le fonti nel 1831 a Roccafiorita si contavano 535 persone.

Durante il Regime fascista il Comune di Roccafiorita venne soppresso: fu aggregato al Mongiuffi Melia ma riacquistò la sua autonomia comunale nel 1947.

Il territorio è di configurazione montana anche se la distanza dal mare è relativamente poca: tra i prodotti spontanei ci sono i carciofini, il finocchietto e l'origano.

In estate si preparano vari tipi di sottaceti (pomodori secchi e carciofini selvatici sott'olio, olive verdi in salamoia e olive nere essiccate), mentre in primavera si mangiano fave e piselli teneri.
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