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Nacque un picciriddo con le gambe molli e avvenne un miracolo: Termini e il Santuario Mariano

È tra i più antichi Santuari Mariani della Sicilia e la sua storia è legata allo speziale Cosmo D'Agra che decise un giorno di raccomandare la sua mercanzia al "Cielo"

Roberto Tedesco
Architetto, giornalista e altro
  • 18 marzo 2022

Chiesa della Consolazione di Termini Imerese

Nella parte bassa della città di Termini Imerese in prossimità dell'attuale via Porta Euracea, meglio conosciuta come via delle “putieddi”, nel XVI secolo esisteva uno speziale di nome Cosmo d’Agra, persona molto colta e tenuta in considerazione al pari dei medici e magistrati.

Secondo quanto riferisce il gesuita e storico Ottavio Caierano, nella sua opera data alle stampe nel 1664 dal titolo: “Ragguagli dei ritratti della Santissima Vergine Maria Nostra Signora, più celebri, che si riveriscono in viarie Chiese dell’Isola della Sicilia”, il venditore fece dipingere a sue spese sul muro del suo negozio, dal lato esterno, una grande immagine della Santissima Vergine, al fine di raccomandare la sua mercanzia al “Cielo” e con la speranza di poter dare ristoro a chi si affidava ai suoi consigli.

Da quel momento, ogni giorno di festa e tutti i sabati, Cosmo d’Agra, provvedeva ad accendere una lampada ad olio dinnanzi alla sacra immagine. Secondo quanto riportato dal religioso gesuita, un giorno: “accade, che una donna di nome Domenica Rossa (chiamata così per il colore dei suoi capelli) partorì un figliuolo, le cui gambe e cosce, erano come se fossero di molle carne”, speranzosa che lo speziale fosse in grado di risolvere il problema e alleviare le sofferenze del proprio figlio spesso si recava dallo stesso.
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Ma purtroppo quelle essenze non producevano alcun beneficio. Pertanto considerato che i rimedi proposti risultavano inefficaci, la giovane dai capelli rossi, decise affidarsi alle “cure celesti”. Da quel momento, con il consenso dello speziale, iniziò a prelevare dell’olio dalla lucerna che illuminava l’immagine Sacra e lo utilizzava per ungere gli arti inferiori del bambino.

La donna cospargeva “le fiacche membra dell’infermo, pregando la regina della Misericordia, che concedesse al suo figliuolo la desiderata sanità”, finché una mattina vide il figliuolo uscire dal letto sano, con le gambe stabili sui propri piedi che “sembravano non avesse mai sofferto di alcuna malattia”. In breve tempo la notizia fece il giro della città e immediatamente iniziò una vera propria processione di pellegrini dinnanzi alla Sacra effige dello speziale.

A tal proposito il cultore di storia locale Giuseppe Catanzaro nel suo libro dal titolo “Storia di un Santuario 1553 – 2003. La Chiesa della Madonna della Consolazione di Termini Imerese a 450 anni della fondazione”, edito nel 2003, così scrive: “da quel giorno era stato un pellegrinaggio continuo; sotto l’immagine della Madonna era realizzato un rudimentale altare coperto con assi a guisa di capanna, ma esso non era bastato ad accogliere i fiori e i ceri che in grande numero erano stati portati dai fedeli. Così il negozio di Cosmo d’Agra si era trasformato in una specie di sacrestia in qualche modo gestita dall’ormai indaffarato speziale”.

Secondo quanto riportato da Caierano, in breve tempo, grazie alle numerose elemosine si iniziò la costruzione di un primo edificio religioso. Egli ci riferisce la data della posa della prima pietra: che fu il 21 di Giungo del 1553, lo stesso anno che si verificò il prodigioso miracolo.

Durante i lavori di costruzione della chiesa il muro dove era dipinta l’immagine della Vergine “fu rivoltato con grandissima travaglio, e con pari industria verso la piazza nella parte di dentro della Chiesa”. Mentre si lavorava per rivoltare il muro, su cui era dipinta l’Immagine, verso l’interno della nuova chiesetta, si ruppero le funi di sostegno, ed il muro dipinto crollò da oltre due metri di altezza, rimanendo prodigiosamente intatto. In molti gridarono al miracolo considerato che lo stesso muro non era di ottima qualità!

Tali avvenimenti, seguiti da innumerevoli grazie nel corso dei secoli, hanno fatto del luogo uno dei più antichi e venerati Santuari Marinai della Sicilia. Da allora si celebra la festa della Madonna della Consolazione ogni anno il 14 gennaio, giorno in cui avvenne il crollo del muro.

Nel corso dei secoli successivi il santuario fu ampliato e impostato secondo un impianto basilicale. Nel 1647 iniziarono i lavori di ristrutturazione e di ampliamento che porteranno la chiesa ad avere le dimensioni e l’aspetto attuale. La piante dell’edificio si presenta a tre navate mentre il transetto separa le navate dal cappellone e da due piccole absidi. I lavori relativi al prospetto iniziarono nel 1730, come risulta da un mandato di pagamento datato il 31 agosto di quell’anno.

L’esterno è dominato dallo scenografico scalone composto da una prima rampa di gradini sagomati a volute e da una balaustra ondulata che raccorda le due rampe laterali con il piano d’imposta della chiesa. Al suo interno notiamo pregiati stucchi tardo-barocco degli allievi del maestro Giacomo Serpotta, tra questi “La Giustizia” e la “Religione” rispettivamente di Guastella e Sanseverino.

Tra le opere che costituiscono l’arredo segnaliamo una tela raffigurante la “Madonna del Lume” di Tommaso Pollace del XVIII secolo e un gruppo scultoreo in legno policromo raffigurante il “Crocifisso con la Madonna e San Giovanni”, quest’opera d’autore ignoto del XVIII secolo si distingue per intensa espressività dei personaggi e per il realismo nell’uso dei colori.
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