ARTE E ARCHITETTURA
Moderna e piena di domande: (l'altra) faccia dell'Annunziata di Antonello da Messina
La Tavola, datata tra il 1476/79 e conservata a Palazzo Abatellis a Palermo, è tra le immagini più belle che rappresentano il momento dell'Annunciazione
Annunciata, di Antonello da Messina. Particolare
La Tavola di Antonello da Messina, datata tra il 1476/79 e conservata a Palazzo Abatellis a Palermo, è tra le immagini più belle, piena di modernità e di quesiti.
L’Annunciazione, lo sappiamo, è riportata solo nel Vangelo di Luca. È preceduta da un altro annuncio dell’Arcangelo Gabriele, la nascita di Giovanni il Battista all’anziano padre Zaccaria.
Quando da giovane studentessa alla "Sapienza" studiavo Storia del Cristianesimo, rimasi stupita che un momento così importante fosse riportato solo dell’Evangelista Luca. Nel Vangelo di Matteo troviamo la visita dell’Arcangelo a Giuseppe a concepimento già avvenuto, e gli altri due Marco (il più antico dei quattro) e Giovanni, iniziano la narrazione dal Battesimo dell’uomo Gesù nel Giordano.
Nel proseguo troviamo il controverso versetto 34, oggetto ancora di studi tra storici ed esegeti, dove si percepisce una ” perdita” dell’inizio della risposta della Vergine che appare poco coerente con lo svolgersi del racconto. Il verso 38 è di chiusura, con l’accettazione di Maria che si pone al servizio di Dio.
Guardando e riguardando la tavola di Antonello da Messina mi sono chiesta, da storica delle religioni, quale momento in realtà è rappresentato. Nel quadro non abbiamo creature alate, Madonne inginocchiate,non c’è un paesaggio, né tanto meno un’abitazione.
Tutto è racchiuso in un ritratto di una giovane donna dalla pelle olivastra ed i tratti mediterranei, con gli occhi scuri (niente bionde Madonne dagli occhi cerulei), lo sguardo non è indirizzato a noi, ma a qualcuno accanto a noi. Sensazione incredibile
che fa venir voglia di girarsi. Poi tutto il resto è sul movimento delle mani. Una stringe il velo sul collo, un gesto istintivo da donna, anche di epoche non così lontane, un gesto di pudore, riservatezza e timore.
Eppure verrebbe da chiedersi perché lo fa, trovandosi al cospetto del messaggero di Dio, non c’è motivo di riservatezza, pudore e ancora meno timore. Domanda che non trova risposta se non nella rappresentazione del suo stato di Grazia.
Ma è sull’altra mano che bisogna porre l’attenzione. La mano compie un movimento appena accennato, Maria probabilmente con quel gesto acconsente, non ha più domande da porre, lo stupore è diventato riconoscimento di sè e del suo destino. Del resto quell’accenno di sorriso, così caro al pittore, non può che essere la presa di coscienza, sommessa e interiore, di essere la prescelta.
Un’ultima suggestione sono le pagine del libro che sventolano sul leggio. Maria è in un luogo chiuso lo si capisce dalla luce soffusa e scura, non vi sono finestre , il chiarore proviene dall’ospite celeste, cosa può aver dunque provocato questa brezza improvvisa?
Nella spiegazione del quadro si è detto che è la discesa dello Spirito Santo sulla donna, che provoca l’agitarsi delle pagine e che in quel momento la rende Madre in attesa del Figlio di Dio. Risposta accettabile, ma potrei obiettare che in questo caso la luce dovrebbe provenire dall’alto e non dalla direzione dove Maria volge lo sguardo.
E se volessimo pensare più semplicemente che è il prodotto dell’agitarsi delle ali dell’Arcangelo che terminata la sua missione si accomiata e riprende il volo? Per me la magnificenza di questa tavola, che amo profondamente e spiritualmente è nel pensare che il quadro riporta il momento successivo e finale dell’evento.
Maria saluta il visitatore, ha compreso ed è pronta a ricevere proteggere ed amare con tutta se stessa il Frutto di quell’Annuncio.
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