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Manifesti, fotografie e tanti film: a Palermo nasce una filmoteca (se si trova lo spazio)

Da Stanley Kubrick, a "Il Gattopardo", a Marilyn: l'archivio del critico e regista Umberto Cantone è pronto per aprire le sue porte e chiamarsi "Filmland Studio Palermo"

Balarm
La redazione
  • 15 luglio 2019

Tutto è cominciato fortunosamente, come in un film di Hitchcock, con un passaggio in auto con Umberto Cantone (critico e regista cinematografico) culminato con una visita estemporanea al suo incredibile archivio.

«Da lì mi sono reso conto che questo patrimonio doveva essere conosciuto da più persone possibile - racconta Federico Toscano, figlio di un amico di Cantone –. Per dare la possibilità di diventare anche strumento di studio a Palermo. Ho, così, cercato e messo insieme quelle professionalità che potevano rendere concreto quello che da sogno si sta trasformando già in realtà».

Grazie a questo folgorante incontro nasce l'idea del Filmland Studio Palermo, la bibliomediateca del cinema e della cultura visuale che si propone di avviare una serie di iniziative per la valorizzazione di archivi privati legati alle pratiche dello spettacolo. I promotori del Filmland Studio Palermo sono alla ricerca di una sede.
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Non è, infatti, un segreto che Cantone, che è un ostinato, sistematico raccoglitore di cose di cinema. La sua collezione spazia da migliaia di Dvd internazionali, titoli accuratamente selezionati per lo più fuori catalogo, fino alle più rare edizioni di quel tipo particolare di pubblicazioni che si chiamano cinelibri, quelle che dal 1905 fino agli anni Sessanta del secolo scorso ospitavano al loro interno come illustrazioni le fotografie di scena dei film.

E poi, i cosiddetti cineromanzi, praticamente i fotoromanzi realizzati con i fotogrammi dei film direttamente tratti dalla moviola, che offrono spunti figurativi e grafici assai suggestivi, così come le riviste illustrate di cinema, le cui annate si accatastano ordinatamente nelle stanze dell’archivio domestico.

Si tratta di materiali preziosi, adatti a costituire un piccolo patrimonio di base per la nascita di una bibliomediateca, il Filmland Studio Palermo appunto, un archivio legato al cinema e alle pratiche dello spettacolo del quale in Sicilia si sente veramente la necessità.

Uno dei punti forti della collezione Cantone sono i 400 pezzi del fondo Stanley Kubrick, alcuni dei quali hanno costituito l’apparato iconografico del libro "Le carte di Kubrick", pubblicato in un sontuoso formato nel 2009 dal fotografo editore Enzo Sellerio, curato dallo stesso Cantone e promosso dalla “Cinesicilia” regionale, a quel tempo diretta da Sergio Gelardi.

Si tratta di una collezione di manifesti, locandine, fotobuste, brochure e altri materiali promozionali provenienti da tutto il mondo, prodotti per i film di Kubrick, spesso sotto la supervisone del regista stesso.

Una collezione esposta per più di un mese con successo nel 2011 in una mostra al MAV – Museo Archeologico Virtuale di Ercolano alla presenza di Enrico Ghezzi, ma che in Sicilia non ha ancora trovato un’occasione di allestimento.

«Come tutte le collezioni da bibliofilo – spiega lo stesso Cantone –, la mia segue un progetto ideale, che è quello di raccogliere la produzione editoriale italiana legata al cinema. Il libro cinematografico, infatti, è stato il feticcio privilegiato di quelle generazioni di spettatori ai quali la tecnologia non aveva ancora offerto l’opportunità dell’home video e delle cinepiattaforme digitali. Un tempo, possedere un romanzo con le immagini del film significava possedere quel film, i suoi paesaggi e soprattutto i suoi divi».

«Accanto al corpus dei cinelibri ho raccolto tutte le edizioni di romanzi e racconti che hanno ispirato film o che sono stati tratti da sceneggiature cinematografiche - continua - Per fare qualche esempio, oltre alla primissima edizione di “Via col Vento”, ho tutte le sue varie edizioni. La stessa cosa ho fatto con “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa, da cui Visconti ha tratto il celebre film, così come altri centinaia di romanzi-cardini tradotti cinematograficamente. Quest’anno le edizioni "gattopardesche" le ho messe in mostra nel foyer del Teatro Dante, dopo averle esposte l’anno scorso a Palazzo Sant’Elia per la Settimana delle Culture. Il corpus di queste migliaia e migliaia di volumi, che si aggiungono alle monografie e ai cataloghi riguardanti la storia del cinema di tutti i tempi e di tutte le latitudini, costituiscono un patrimonio documentale utile allo studio di quello che è stato definito, in sede accademica, il paratesto cinematografico, ovvero il testo che deriva dal film o che ha ispirato il film».

Insomma, si tratta davvero di un patrimonio editoriale, grafico e visuale, che percorre, attraverso la storia del cinema, i cambiamenti del nostro Paese e gli eventi che l’hanno attraversato. Il cinema, in questo, è sempre stato lo specchio della società, offrendo ai grandi autori, come a certi artigiani considerati “minori”, la capacità di rappresentare le pieghe più segrete della realtà spesso con molta schiettezza e crudeltà.

Un patrimonio che potrebbe entrare a fare parte di quell’iniziativa che nasce da questi incontri e alchimie, il Filmland Studio Palermo, una bibliomediateca del cinema e della cultura visuale.

Un corpus di partenza per un organismo, gestito da privati ma in colloquio con le istituzioni pubbliche, che potrebbe promuovere una serie di iniziative per la valorizzazione degli archivi privati dello spettacolo (tantissimi esistenti e mai valorizzati anche in Sicilia), sviluppando, lungo il suo percorso, masterclass, mostre, workshop, incontri, seminari, percorsi guidati, insomma tutto quanto può riguardare la storia e la pratica del cinema in rapporto alle altre arti, e in particolare alla letteratura.

«Non diventerà solamente un museo in cui raccoglieremo e divulgheremo i materiali utili a ricostruire la storia del cinema in rapporto a quella dell’editoria, soprattutto italiana – sottolinea Pignatone - ma anche e soprattutto un laboratorio di sperimentazione e di ibridazione destinato a chi voglia studiare i documenti riguardanti le materie dello spettacolo qui in Sicilia, visto che da Roma in giù, che io sappia, non esistono archivi di cinema, teatro, letteratura di ampio respiro come quello che abbiamo pensato e progettato noi.

E questo a differenza di Torino, Milano, Bologna, dove ancora oggi è costretto a trasferirsi ogni studente che voglia documentarsi per una tesi sullo spettacolo. Peraltro, il taglio legato ai paratesti cinematografici, attraverso l’esaustiva collezione Cantone, rende questo nostro progetto di bibliomediateca assai mirato e necessario».
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