MISTERI E LEGGENDE
Magico ed esoterico: c'è il fantasma di una donna in una delle meraviglie di Agrigento
Si narra che nel complesso monumentale, fra melograni e limoni, questa donna abbia trovato rifugio dopo essere uscita di senno e lì è sepolta in una cripta del '300
L'ex convento di Santo Spirito ad Agrigento (foto Beniamino Biondi)
È l’anima della giovane primogenita di Manfredi I e Isabella Musca, Costanza Chiaramonte, che impavida e invisibile presenza accompagna chi si accosta a quelle sale. Costanza convolò a nozze secondo il disegno familiare nel 1315 con Francesco I Ventimiglia nella basilica di Santo spirito attigua al museo e famosa soprattutto per gli stucchi mirabili del Serpotta che la adornano.
Gli sposi vissero in uno dei castelli dei Chiaramonte, poi teatro del disvelamento del reale. Francesco I, infatti, non tardò a mostrarsi vendicativo e spregiudicato. Il matrimonio senza figli, rese Costanza ancor più vulnerabile e oggetto di disprezzo del marito che la accusava di sterilità tradendola con Margherita Consolo dalla quale ebbe, peraltro, tre figli.
La donna era disperata e gridava come un’ossessa. Durante i momenti di delirio inveiva e si graffiava e poi batteva forte i pugni contro le pareti della sua cella, ossessionata dall’immagine del marito che le appariva davanti diabolico e sarcastico. Altre volte fissava immobile le pareti con lo sguardo assente come a voler superare lo spessore del muro verso un altrove.
All’interno del monastero furono trovate delle ricette per la cura delle ferite ed ustioni che la donna si autoinfliggeva, e malgrado le cure la follia di Costanza non trovò mai contenimento, e quando le crisi divennero infrenabili fu chiamato il Vescovo per impartirle l’estrema unzione. Costanza morì e fu sepolta nello stesso Monastero di Santo Spirito all’interno della cripta trecentesca dell’aula capitolare.
La fondazione del Monastero – che è la più imponente delle fabbriche chiaramontane del territorio agrigentino - si deve all’agrigentina Marchisia Prefoglio, moglie del palermitano Federico I Chiaramonte (nobile famiglia di origine normanna): ciò è attestato nell’atto di donazione del 1299.
Dalle testimonianze pervenute si fa risalire la costruzione effettiva intorno al 1290, poiché si sa con certezza che nel 1295 il monastero era già costruito ed abitato. Gli agrigentini lo denominarono,“Bataranni” (Badia grande).
Oggi, proprietà comunale e sede di uno dei musei civici della città, di certo il più prezioso, esso si articola in tre sezioni principali: una sezione archeologica, che comprende una certa varietà di materiali provenienti dal territorio; una sezione artistica, in cui sono esposti dipinti e materiali lapidei dal XV al XVIII secolo; e una sezione etno-antropologica, bellissima, che ritrae vari aspetti della civiltà contadina, ed espone antichi giocattoli, strumenti musicali e alcune suggestive copie dei templi. Il Museo Etno-Antropologico di Arte Contadina Antonino de Gubernatis contiene attrezzi di lavoro, umili suppellettili, antiche macchine per la pasta, il burro, il gelato, il caffè.
Tanto vale quale invito al viaggio e alla scoperta in compagnia di una presenza incorporea per verificarne la bellezza e l’effetto. Che sia l’anima di Costanza o una manifestazione dell’inconscio di chi ha forti capacità psichiche che interagiscono a propria insaputa con il mondo materiale circostante, alla sensibilità di ciascuno l’esoterismo di un incontro misterioso e magico: provate a sentirne il fragore.
Con un avvertimento: il fantasma riceve tutti giorni dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 13, e il pomeriggio del martedì e del giovedì dalle ore 15 alle ore 19, seguendo gli stessi orari del personale comunale. Sabato e domenica chiuso.
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