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Violante Placido e Marian Trapassi, cantautrici su mondi paralleli

  • 14 aprile 2006

Nessuno suggerirà di andare ad una esibizione piuttosto che all’altra. Tanto più che i due concerti si svolgeranno in due serate differenti: quello della palermitana Marian Trapassi venerdì 21 aprile, l’altro di Viola il giorno dopo, sabato 22 aprile, sebbene entrambe sullo stesso palco, quello dei Candelai (via dei Candelai 65, Palermo) ed allo stesso orario, ore 22 (per Marian Trapassi ingresso 5 euro, gratuito per i soci; per Viola 8 euro, 6 euro per i soci).

Per chi ancora non lo sapesse Viola è il nome in veste di cantante di un volto molto noto del grande schermo, quella Violante Placido, già figlia d’arte, protagonista di diverse e anche importanti pellicole del cinema italiano più giovane e fresco. Ed il suo traghettamento alla musica non è di certo un "riciclaggio", sia perché la rampolla di casa Placido non ha ancora neppure trent’anni, sia perché non ha minimamente pensato ad abbandonare la florida e fortunata carriera cinematografica. Dopo "Vite strozzate" e "Quattro bravi ragazzi", il film che la pone all’attenzione di pubblico e critica è senz’altro "Jack Frusciante è uscito dal gruppo" di Enza Negroni, cui seguono, fra i più noti, "Farfalle", "L’Anima Gemella" di Sergio Rubini, l’apprezzatissimo "Ora o mai più" di Lucio Pellegrini, "Che ne sarà di noi" di Giovanni Veronesi, "Ovunque sei" di Michele Placido, dove l’attrice compare in un nudo integrale mozzafiato ed il recentissimo "La cena per farli conoscere" di Pupi Avati.

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Prossimamente la Placido sarà protagonista del film dell’esordiente Massimo Cappelli "Il giorno più bello" e presto la vedremo in "Fade to Black" di Oliver Parker. Eppure, la musica fa parte da sempre dela sua vita, anche se poi è solo da cinque anni che suona la chitarra, portata spesso con sé sul set e "galeotta" nell’incontro con Giulio Corda dei GiulioDorme, fondatore dell’etichetta Benka. Il primo a cui Violante-Viola sottopone il proprio materiale musicale e che, insieme all’amico tastierista "risvegliato", Paolo Bucciarelli, collabora alla realizzazione del progetto. Uscito lo scorso novembre, e presentato in ben due showcase, uno a Milano e l’altro a Roma, il disco "Don’t Be Shy" contiene dieci brani, sette in inglese - la nostra ha frequentato a Roma le scuole inglesi e quindi è anglofona quasi quanto una madrelinga - e due in italiano (la rimanente traccia è una reprise), con canzoni scritte, cantate e suonate dalla stessa "cantant-attrice".

Si legge che starebbe a metà fra il pop ed il rock, fra Suzanne Vega (ben più raffinata, invece) ed Edie Brickell (piuttosto tutta un’altra voce). Male non è, anzi è pure parecchio orecchiabile; ma troppo a mezzi toni, e senza incisività. Di sicuro c’è che moltissime sono le riviste specializzate e non scomodatesi ad occuparsi di questa sortita della Placido nel modo della musica, cosa che in effetti molto difficilmente sarebbe capitata all’opera prima di altro esordiente che avesse concentrato tutte le proprie energie su un progetto, magari facendone la propria unica ragione di vita.

Ma si sa, l’Italia è il bel paese dove piove sempre sul bagnato, mentre laddove non piove, non c’è neppure l’ombra di un misero acquitrinio, ma un asfissiante deserto di dura gavetta, molte attese e pure qualche delusione. Ed è questo il caso dell’altra cantautrice, Marian Trapassi, la cui formazione musicale inizia con gruppi rock nella sua città ai tempi del liceo, degli studi all’Accademia di Belle Arti. È comunque il viaggio a New York che definisce la sua vocazione musicale, un soggiorno che la condurrà a progettare il primo album solista, "Sogno Verde" (Self, 2002) prodotto da Simone Chivilò. Ciò che cattura dello stile della cantautrice - e basta! - palermitana è la personale combinazione fra melodie mai banali e parole dai suoni affascinanti, in grado di esaltare le sfumature delle sue doti canore. E infatti la sua voce è intimamente italiana, ed anche i suoi testi - di scuola "consoliana" se vogliamo -, ma con quella punta di pop-acustico che la accosta in alcune sfumature, a volte innocenti e a volte gridate, alla canadese Alanis Morissette, magari anche un po’ più elegante.

Queste sue qualità, messe a nudo durante il tour promozionale in vari club, librerie, teatri e centri sociali d’Italia, convincono e coinvolgono il pubblico sia in formula "chitarra e voce" che in gruppo, supporata da musicisti di grande livello. E maturano le premesse per un nuovo lavoro discografico, nato dall’esigenza di esprimere la propria concezione della vita: marzo 2004 esce l’album omonimo "Marian Trapassi" (Novunque/Self), contentente, fra i suoi pezzi, una personalissima quanto emozionante rendition di "Per Elisa" di Alice, tutta da ascoltare. E la reazione della stampa specializzata è immediata: gli addetti ai lavori cominciano ad interessarsi di lei, prende parte alle finali del concorso "L’artista che non c’era" organizzato dal periodico "L’isola che non c’era" e a dicembre riceve a Livorno il prestigioso "Premio Ciampi" come migliore artista emergente. Un riconoscimento importante che segna un momento di crescita e consapevolezza per Marian la quale, con tenacia e passione, da febbraio a maggio 2005 torna in giro per la penisola, chiudendo la tournée con la partecipazione alla rassegna "Eliseo Notte" nell’omonimo teatro di Roma.

Lo scorso novembre la cantautrice panormita viene invitata a cantare in due brani di Ashley Hutchings, leader dei Fairport Convention, storica band del folk rock degli anni ’70 inglese, che ne vuole la voce anche nel proprio successivo lavoro da solista. Nello stesso periodo la Trapassi partecipa al tributo a Nick Drake, interpretando con assoluta originalità i brani del cantautore inglese. Nessuno, quindi, inviterà ad andare da una piuttosto che dall’altra delle due brave performer. Però, se proprio siete indecisi e dovete necessariamente sceglierne una...

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