ATTUALITÀ
Una legge contro l'omofobia: più giustizia per ognuno
Riceviamo e pubblichiamo una lettera dal Comitato Arcigay di Palermo che, insieme alle associazioni LGBT, chiedono con forza una legge contro l'omofobia che sia giusta
L'altro ieri la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati ha infatti terminato la discussione e votato il testo base che andrà alla Camera. Il testo originario era composto da quattro articoli: l'introduzione del reato di omofobia e quello di transfobia, la definizione di orientamento sessuale e identità di genere e l'estensione anche ad orientamento sessuale e identità di genere dell’articolo 3 della legge Mancino del 1993 che prevede un’aggravante della pena per i reati penali commessi sulla base di "discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi".
Il nuovo testo invece è costituito da un solo articolo che introduce i nuovi reati di transfobia e omofobia, ed ha perso dalla formulazione originaria una parte fondamentale, ovvero la piena equiparazione con i crimini di odio e violenza contenuti nella legge Mancino nella parte delle aggravanti. La scelta di inserire "omofobia" e "transfobia" senza fornirne le definizioni rischia inoltre di rendere la legge inapplicabile. In altre parole, se la legge dovesse rimanere questa, i tribunali non potranno applicarla, e se la applicassero la matrice omo- transfobica di un reato non sarebbe un'aggravante... E quindi applicarla sarebbe del tutto inutile!
La loro tesi, del tutto fuorviante, è che estendere anche alle persone LGBT la legge Mancino violerebbe la libertà di opinione. Ovvero non sarebbe più possibile ad esempio sostenere che gli omosessuali sono malati, o escluderli da una squadra sportiva. Gli stessi campioni di discriminazione scordano che la legge Mancino protegge i cristiani dalle stesse discriminazioni che giudicano invece accettabili per gli omosessuali!
Nel frattempo, fuori dai palazzi del potere, gli adolescenti gay continuano a suicidarsi, le persone trans vengono sbattute fuori casa da famiglie transfobiche e non trovano lavoro, coppie di lesbiche o di gay vengono menate per strada da talebani nostrani che vogliono "difendere i bambini". Oggi la politica marca una distanza totale e definitiva dalla comunità LGBT italiana, dalla civiltà dei diritti e dall'Unione Europea. Il messaggio per noi cittadini LGBT, noi italiani che crediamo in un'Italia diversa non poteva essere più chiaro di così: siamo alieni, così da distanti da questa politica che a molti sembra arrivato davvero il momento di andarsene all'estero.
Le associazioni LGBT, e con esse anche Arcigay Palermo, chiedono all'unisono un atto di giustizia e di civiltà: la legge va discussa e approvata in aula, correggendola e reintroducendo l’articolo 3 sull'aggravante, senza cedere a ricatti e pressioni di lobby religiose e politiche. Come ha scritto Paola Brandolini, presidente di Arcilesbica, dopo decenni di promesse non mantenute, è giunto il tempo della giustizia: pretendiamo che il Parlamento si assuma appieno le sue responsabilità.
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