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Un Dostoevskij "inedito" apre la stagione del Biondo

  • 20 novembre 2006

Memorie dal sottosuolo” di Fedor Dostoevskij, per la regia di Gabriele Lavia, inaugura la stagione teatrale del Biondo di Palermo. Lo spettacolo sarà infatti in scena presso il teatro Stabile palermitano (via Roma, 258) dal 22 novembre al 3 dicembre. Il regista porta sul palcoscenico la drammatizzazione di uno dei testi più noti dell’autore russo. Dostoevskij non è autore teatrale e nonostante questo le sue opere sono state spesso adattate per il cinema o per il teatro (esistono innumerevoli edizioni dei “Fratelli Karamazov” o di “Delitto e castigo"). Eppure nessuno si era finora confrontato con “Memorie dal sottosuolo”.

Il testo non viene riportato integralmente: la fedeltà al modello letterario non è filologica ma piuttosto legata alle idee, ai sentimenti, al senso profondo dello scritto. Tre i personaggi sul palcoscenico: il protagonista, uomo senza nome (Gabriele Lavia) che si confronta con una giovane prostituta, Liza (Euridice Axen) e il servo, Apollon (Pietro Biondi). Il protagonista è un antieroe, grigio e frustrato, creatura inconcludente alla ricerca del senso della propria vita. Uomo inetto, “nato-morto”, disilluso, che non sa modificare un mondo in cui non è capace di vivere. L’uomo si cala negli abissi del suo animo e «non a caso - dice Lavia - il luogo in cui si muove il protagonista non è la superficie della terra, ma il sottosuolo che in Dostoevskij, potremmo dire, è una metafora dell’inconscio. Jung, con un’espressione molto vicina al nostro autore, parla di sotterranei dell’anima. Dostoevskij apre la strada al romanzo interiore, a Kafka, a Joyce».

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La prostituta e il servo si muovono in due ambienti contrapposti: il bordello e la casa. Liza, dominata da una “superflua onestà”, che crede ancora nel potere salvifico dell’amore, incarna l’innocenza perduta. Apollon è il servo fiero e ostinato, che recita salmi anziché parlare e passa il tempo a spolverare una casa fatiscente. Voce della coscienza dell’“uomo del sottosuolo”, gli rimprovera la sua condizione miserevole di fallito. La forza di Liza e Apollon sta nella capacità di portare avanti, anche se in modo diverso, nonostante tutto, l’esistenza. Sullo sfondo, intanto, cade la neve. Una neve surreale, che sovrasta anche gli interni di colore grigiastro, specchi dei mali del mondo.

Una messinscena in cui le luci curate da Giovanni Santolamazza creano straordinari effetti e le musiche, tra incubo e farsa, di Andrea Nicolini, traducono l'immaginario avvilito e troppo cerebrale dell'uomo. Lavia mostra un protagonista che si muove in totale solitudine, coltivando l’indifferenza, l’astio, il risentimento nei confronti degli altri. Un uomo che si trascina, inciampando continuamente nella fradicia neve e nelle voragini della sua esistenza nevrotica. Per informazioni e prenotazioni telefonare allo 0917434341.

Il Teatro Biondo, inoltre, presso la sua sede di via Roma, darà il via ad un ciclo di incontri con cadenza mensile sulla bellezza, la musica, la poesia , la letteratura, la filosofia, il costume e il teatro, secondo il progetto “Le tre grazie - Incontri e incanti tra musica, letteratura e pensiero”, curato da Marcello Veneziani. Il primo incontro sulla bellezza, al quale prenderanno parte Gabriele Lavia e Stefano Zecchi, avrà luogo il 1° dicembre.

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