CINEMA E TV
Triple Agent, il verde raggio del caso
Triple Agent
Francia, 2004
Di Eric Rohmer
Con Katerina Didaskalou, Serge Renko
Per Rohmer nulla può essere lasciato al caso. Il suo cinema dal segno forte è fatto di sfumate simmetrie, di raffinate relazioni, di sorprendenti rapporti. I giochi prospettici si sciolgono nella perfetta scrittura dei dialoghi, nella singolare fluidità delle immagini. I suoi film sembrano illuminati da quel “raggio verde” tanto cercato (e poi finito in uno dei suoi titoli più famosi), che raramente appare al tramonto, un raggio che svela all’improvviso la natura delle cose. L’ultimo capolavoro del maestro della dissimulazione, “Triple agent”, ci appare come la summa rivelatoria della sua poetica. Con il precedente “La nobildonna e il duca”, Rohmer aveva raccontato un periodo storico, quello della rivoluzione francese, attraverso le vicende di una donna inglese divenuta moglie ed ex- amante di un famoso aristocratico dell’epoca. La tragicità della Storia era in quel film evocata con leggerezza e straordinario gusto (pittorico e mai pittoricistico). “Triple agent” conserva la stessa grazia ed anche qui gli eventi storici sembrano dominare il destino dei personaggi.
Un film che denuncia un forte retrogusto letterario che, per certi versi, rimanda alle atmosfere de “I demoni” di Dostoevskij e de “L’agente segreto” di Conrad. Se “La nobildonna e il duca” era un film splendidamente mortuario, quest’ultima opera di Rohmer è un teorema sulla vanità del vivere e sul desiderio vitale di Arsinoè, capro espiatorio delle dissimulazioni del marito. Se la pittura di J.B. Marot sciolta nell’effetto digitale di 35 vedute di Parigi caratterizzava l’esperimento de “La nobildonna e il duca”, in “Triple agent” è l’umano gesto pittorico della protagonista a divenire metafora di evasione, moltiplicandosi nella quieta prospettiva del decòr. Questo film è una vera gioia non solo per gli occhi. I dialoghi originali ci riportano le differenze psicologiche tra i due coniugi attraverso l’uso di lingue diverse. Del resto, come abbiamo detto all’inizio, Rohmer non lascia nulla al caso. Con questo suo nuovo, originale intrigo egli continua a narrarci di necessità morali, di cadute nel tempo e nel caso, di fatalità drammatiche. Sotto il segno di rinnovati raggi verdi.
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