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Teatro Massimo: tributo ad Alfredo Casella

  • 4 marzo 2004

La “tormentata” Stagione concertistica del Teatro Massimo di Palermo prevede in cartellone, sabato 6 marzo alle ore 21 un concerto diretto da Marzio Conti, con la partecipazione del pianista Benedetto Lupo, dedicato interamente all’italiano Alfredo Casella, un compositore la cui personalità ha lasciato nella musica italiana del Novecento un segno profondo e decisivo; un grande maestro, ammirato e contestato, talvolta rimosso con fastidio. Il lascito creativo di Casella - a parte quello didattico e saggistico che è imponente, a parte ciò che egli realizzò in vista della prassi esecutiva di opere d'altri autori - è un itinerario stilistico paragonabile a quello di nessun altro italiano e a pochi altri europei. Discendente di due generazioni di violoncellisti, Alfredo Casella nasce a Torino nel 1883 e nel 1896 si trasferisce con la madre a Parigi. Qui studia pianoforte, armonia e composizione presso il Conservatorio e diviene allievo di Gabriel Fauré, il cui stile insieme a quello di Claude Debussy, Gustav Mahler e Richard Strauss esercita un sensibile influsso sulle prime pagine scritte dal giovane musicista. Nel 1913 conosce e stringe una forte amicizia con tre compositori connazionali, Ferruccio Busoni, Gianfrancesco Malipiero e Ildebrando Pizzetti, con i quali diventerà il principale protagonista delle scelte culturali dell’Italia del primo Novecento.

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Autore particolarmente sensibile al recupero della dimensione sinfonica nella cultura musicale italiana, quando nel 1915 viene chiamato a Roma per insegnare pianoforte al Liceo Musicale di Santa Cecilia, Casella sia il momento di “sprovincializzare” l’ambiente musicale italiano: dopo aver organizzato concerti con musiche di Ravel, Debussy, Strawinsky e altri autori contemporanei, attirandosi «l’antipatia ed anche non di rado l’odio della mediocrità connazionale», nel 1917 fonda la Società Nazionale di Musica (1917-1919), subito sostenuta con entusiasmo da Malipiero, Pizzetti, Respighi e da altri esponenti della cosiddetta “generazione dell'Ottanta”. Questa associazione, che dopo qualche mese muta nome in Società Italiana di Musica Moderna e viene affiancata dal famoso periodico «Ars nova», aveva lo scopo di eseguire e stampare le opere più interessanti dei giovani compositori contemporanei, ma anche di far conoscere il repertorio antico. Nel 1923 Casella con D’Annunzio e Malipiero ideano al Vittoriale la Corporazione Delle Nuove Musiche, «un nuovo organismo di cultura moderna» che da una parte aveva lo scopo di «far penetrare in Italia le ultime espressioni, le più recenti ricerche dell'arte musicale contemporanea»; dall'altra quello di «restituire alla luce le più belle musiche antiche nostre, prime fra quelle le monteverdiane.» La C.D.N.M. viene subito riconosciuta come sezione italiana della appena costituita Società Internazionale di Musica Contemporanea. Schönberg e Stravinskij sono soltanto i due principali cmpositori che divennero noti in Italia grazie allo sforzo della C.D.N.M., un impegno senza paragoni nella storia musicale italiana.

Parlando si sé e del suo impegno, Casella scrive: «La musica fu per me sin dalla prima coscienza, la mia religione e la mia unica ragione di vivere in questo mondo. Ma accanto a questa fede essenziale, mi guidò sempre nell’azione un’altra altissima idea: quella della patria non semplicemente intesa come nozione geografica o linguistica ma sopratutto come espressione di bellezza e di pura tradizione d'arte. Ed allora, si può dire che sin dalla mia formazione artistica, non vivessi che per lo scopo di realizzare un’arte non solamente italiana, ma anche europea per la sua posizione nel quadro generale della cultura. Questa idea era già visibile in lavori come la rapsodia “Italia op. 11” oppure nella “Suite per orchestra op. 13”. E non cessa mai un giorno di essere presente in ogni atto artistico sino alle “conclusioni” degli ultimi anni, le quali segnano il definitivo raggiungimento di quelle antiche aspirazioni. Quindici anni dividono “Italia” da “La giara”, che può essere considerata il primo dei lavori di maturità nel quale la invenzione e la tecnica si accordano finalmente in una completa armonia, anche se quello e gli altri lavori seguenti non furono poi che incessanti preludi a nuovi moti della mia arte. Quindici anni sono parecchi. Ma non sono troppi se si considera la somma dei problemi che avevo di fronte a me e che mi toccò risolvere impegnandovi la totalità delle mie energie».

Quest’artista e operatore musicale così intraprendente e coraggioso è l’autore quindi delle pagine in programma al Teatro Massimo, presentate in un ordine “non-cronologico”. “La giara op. 41 bis”, che apre il concerto, è la suite dall’omonima commedia coreografica in un atto, tratta dalla novella di Luigi Pirandello, composta su invito di Eric satie per il Théâtre des Champs-Elysées nel 1924. Questa partitura, come afferma lo stesso compositore, inaugura simbolicamente il suo periodo della maturità e il successo di questo balletto a Parigi è assai significativo. Sulle basi della sicurezza stilistica raggiunta con “La giara”, Casella crea i capolavori più apprezzati, tra cui vi è anche “Scarlattiana op. 44” per pianoforte e orchestra, il secondo brano in programma al Teatro Massimo. In queste composizioni, scrive Massimo Mila, «la salute spirituale e fisica vi si esprime in esuberanza e vivacità di ritmi, in amore del movimento, in precisione e ricchezza di colorito strumentale, in perfetto controllo della materia sonora, e quindi in fondamentale ottimismo, che allontana ogni smanceria di eccessi sentimentali non sufficientemente elaborati e trasfigurati in dignità artistica». Nella seconda parte del concerto l’Orchestra del Teatro Massimo eseguirà la citata e giovanile rapsodia “Italia op. 11” del 1909. Biglietti al botteghino da 18 a 6 euro. Informazioni al numero verde 800655858 o al botteghino tel. 091.6053555; email biglietteria@teatromassimo.it

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