Studiodavoli, indie-rock italiano dal respiro internazionale
La formazione è composta da Matilde e Roberto De Rubertis, voci del gruppo e rispettivamente impegnati su chitarra e analog synth e organo (nonché realmente fratello e sorella, non come vogliono far credere di essere i White Stripes), insieme a Giancarlo Belgiorno al basso e Riccardo Schirinzi alla batteria. Nati come Valvole Davoli nel 2001, l’anno successivo partecipano ad Arezzo Wave vincendo quasi all’unanimità inaspettatamente, e da allora è stata un’ascesa continua. Bisogna subito ammettere che lo stile musicale di questi ragazzi pugliesi non ha nulla da invidiare a tante produzioni internazionali, uno stile intrigantemente sospeso tra sonorità vintage, dal pop alla lounge condito con una sensuale psichedelia e ritmi elettronico-contemporanei d’impatto. L’accezione rock è riferita, più che altro, alla diversa modalità di composizione delle canzoni: in un certo senso più matura e meno vincolata dagli stilemi pop rispetto a "Megalopolis", loro primo lavoro discografico.
Il sound è perfetto per fare un viaggio all’interno di questi paesaggi ma non risente minimamente di queste influenze. Gli arrangiamenti raffinati e la ricerca di una sonorità nella quale prevalga la semplicità e la leggerezza, formano canzoni costruite su pochi efficaci accordi. Così come efficace risulta essere l’unica concessione ad un cantato in madre lingua (tutte le canzoni hanno testi in inglese) nell’omaggio alla canzone d’autore: quella "Senza fine" di Gino Paoli che si spera possa essere di buon auspicio per una band che merita l’attenzione e il giusto riconoscimento da parte di un pubblico colto.
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