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Simple Minds, solo good vibrations

Il concerto è iniziato puntualmente, senza i soliti capricciosi ritardi delle star, Kerr si è presentato sul palco in camicia bianca e jeans

  • 18 luglio 2004

Immaginate di essere una rock band in crisi creativa. Immaginate anche che il caso porti il leader della band a cercare riposo, e ispirazione in Sicilia, dalle parti di Taormina. Immaginate anche che, il profumo di agrumi, l’influsso del Vulcano, l’aria dello Ionio abbiano un effetto ricostituente. Molto ricostituente. Se martedì 13 luglio sera eravate al teatro della Verdura di Palermo, come c’ero io insieme ad un migliaio di altri pop-nostalgici e abbonati del programma estivo del Teatro Massimo, avrete potuto notare che in effetti, Jim Kerr ed i Simple Minds hanno imboccato la strada della buona salute. Il concerto è iniziato puntualmente, senza i soliti capricciosi ritardi delle star, Kerr si è presentato sul palco in camicia bianca e jeans, con l’aria del bravo ragazzo, ed anche il chitarrista ed il batterista, che lo fiancheggiavano sulla frontline avevano l’aria rassicurante di quelli che, con quegli strumenti elettrici tra le mani, non ci avrebbero provocato bad vibrations.

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Il brano d’apertura, “One step closer”, ci ha immediatamente proiettato negli anni ’80, e lo show è proseguito con una sequenza che alternava le tracce dell’ultimo cd (Cry), alle hits degli anni scorsi, in un andare avanti e indietro con le memorie acustiche, piacevolmente coinvolgente. Dopo alcuni brani Kerr ha esordito cercando di trascinare gli spettatori in una querelle pallonara, ma bonariamente (testuali parole: minchia, due squadre siciliane in serie A, ma si è capito che lui tifa Messina…), e dopo ha ripreso la scaletta, trascinandoci per circa 80 minuti. Poi si è fermato ed ha salutato il pubblico, sempre con garbo e misura. A quel punto la maggior parte di noi ha pensato: siamo alle solite, una dozzina di brani, ci scapperanno un paio di bis e buonanotte…due minuti di buio e silenzio in cui alcuni si erano alzati per andare via. Errore: si sono riaccese le luci, e  rifacendosi alla mia premessa, Jim Kerr ha sorriso sornione ed ha detto “adesso si balla”. Sono state rispolverate, in arrangiamento adeguatamente dance, alcune delle hits dei Simple Minds, ed il popolo presente ha ballato e saltato almeno per altri 45 minuti.

Come sempre suggestivo il momento in cui hanno suonato “Belfast childs”, e complessivamente uno spettacolo buono, rinvigorente, adatto anche al contenitore della Verdura. Se un appunto si può fare, è relativo alla eccessiva pressione acustica: dovrebbe essere presa in considerazione dai tecnici del suono l’ipotesi di adattare i watt sparati dagli altoparlanti al semplice fatto che si suona in un teatro all’aperto, circondato da alberi che racchiudono la musica, e non in uno stadio. Infatti in alcuni momenti, la profondità e l’intensità dei fraseggi di voce e chitarra venivano disturbate dal volume eccessivo del suono.

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