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Signori, non esistono più le mezze generazioni

Così la pubertà e il sesso non sono più un mistero da scoprire ma da risolvere con qualche clic sul blog di una web star svampita

  • 7 novembre 2012

Partiamo da molto lontano, da un decennio di bunga bunga, ministre al silicone e magistratocrazia, per usare un termine molto di moda in questi giorni. E usiamo questo punto di partenza per andare ancora indietro, al concetto aristotelico di politica come amministrazione della città per il bene di tutti; un ponte tra le generazioni, aggiungeremmo noi. Il ponte però, è diventato per anni il luogo di una parata di capricci adolescenziali; più che luogo sobrio per la condivisione ideologica, “matinè” del cattivo gusto. Ve li ricordate i matinè?

Nulla di personale contro di essi, anche se già da ragazzini molti di noi gli preferivano una piazzetta in cui baciarsi con la fidanzatina che sapeva falsificare alla perfezione la firma dei genitori. Molto in contrario, se i protagonisti di questi party mattutini sono anziani impotenti che, con la bava ancora alla bocca, passano i pomeriggi a giocare ai legislatori sulle poltrone del parlamento. Ma partiamo da alcuni dati. A dieci/undici anni, i ragazzi di oggi sono già in piena pubertà. Sono precoci e smaliziati. A tredici anni sono già adolescenti navigati e intorno ai trentadue/trentatré, i più fortunati si elevano a “giovani” adulti che stentano così tanto a superare i traumi adolescenziali da ritrovarsi già vecchi e intenti all’acquisto delle prevendite per i matinè di cui sopra.

È di qualche settimana fa un articolo di Massimo Recalcati, pubblicato su Repubblica. Lo psicoanalista parla di “adolescenza infinita”, pubertà precoce e responsabilità educative dei genitori. Questi ultimi, di fronte all’infinita libertà d’informazioni e possibilità dei ragazzi di oggi (senza precedenti nella storia) non si pongono in posizione di filtro, ma rimangono inermi e (eterni adolescenti), da essi e con essi, si lasciano consolare e confidano. Come in un complesso edipico alla rovescia, sono allora i padri che uccidono i figli. Non lasciano loro il posto nella staffetta generazionale e non hanno cura dell’avvenire, dice l’autore, come se fossero ancora troppo concentrati a capire chi sono, aggiungiamo noi. Genitori preoccupati sì per i figli, ma la cui premura non è in grado di offrire sostegno alla loro formazione. In questa relazione con gli adulti, tutto è concesso a dei ragazzi che però finiscono per sperimentare un vissuto di inadeguatezza a tanta libertà, associata sempre più spesso alla depressione.

Così la pubertà e il sesso non sono più un mistero da scoprire ma da risolvere con qualche clic sul blog di una web star svampita; l’adolescenza non è più età di passaggio ma condizione permanente, e se anche i modelli che la società dovrebbe offrire giocano a fare i ragazzini (badate bene, non imitano il modello “ragazzino represso” di quarant’anni fa, ma quello di oggi al quale tutto è concesso) si crea un’esistenza spezzata in modo netto in tre fasi di vita senza vie di mezzo e svuotate ciascuna del proprio significato: infanzia, adolescenza, vecchiaia. La crisi della legge del padre, della legge in quanto tale (delegittimata costantemente negli ultimi anni, malgrado qualcuno denunci la già citata magistratocrazia) e l’esasperazione della libertà in qualsiasi fase di vita, hanno rotto ogni forma di progettualità, imprigionandola in un presente tutto da godere che si ha la presunzione di voler rendere immutabile.

Come per magia, ora sono bambino e un attimo dopo, con un clic, mi ritrovo adolescente, e tale rimango fino alla sala d’attesa del dentista al quale ho commissionato la mia terza protesi dentaria nella speranza di coinvolgere la sua prorompente segretaria diciannovenne nella mia prossima festa in maschera. L’età adulta è ormai la primavera dell’arco di vita, il Matteo Messina Denaro dello sviluppo: latitante. Due generazioni stanno perdendo una stagione importante dell’esistenza, smarrendo il senso della misura del proprio Sé e non sapendo quale vestito indossare. Recalcati, nel suo articolo, cita Nietzsche; lo facciamo anche noi. “L’uomo è pronto per essere libero?” I nostri figli stanno vivendo nel tempo di una libertà di massa in cui l’isolamento cresce esponenzialmente, dice lo psicoanalista.

È come se socialmente avessimo creato le condizioni per una chiusura adolescenziale alla vita, perdendocene una fetta. Alla libertà assoluta in ogni campo non corrisponde una promessa sull’avvenire, facendo scattare, in concomitanza con la delegittimazione dei modelli, quella che l’autore ha definito appunto adolescenza infinita. Parlavamo della politica come ponte tra generazioni che invece sempre di più appaiono distanti tra loro, imprigionate in alcuni dei meccanismi descritti. Non è solo questione di rottamazione - termine anche questo molto di moda - ma di comunicazione, dialogo tra generazioni che dovrebbero innanzitutto riscoprire le proprie identità e a partire da esse aprire un serio dibattito. Il confronto stesso sulla rottamazione della vecchia classe politica ci sembra sterile, prendendo più le sembianze del chiacchiericcio da bar di fronte al match tra bamboccioni e vecchi bacucchi, come se esistessero solo loro.

E gli altri? Dove sono finiti? Che ne è stato delle generazioni di mezzo, che di questa epoca dovrebbero essere protagoniste? Se ci siamo, battiamo un colpo.

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