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Sicilia è donna? Analisi tra corsi e ricorsi storici
In Sicilia la forza lavoro al femminile è solo il 34,7%. Le donne sono sentimentali e concrete. Come se fossero un manifesto avanguardista del passato
Donne imprenditrici, donne medico, donne di cultura, donne custodi del focolare domestico. Donne protagoniste della comunità-società. La Sicilia è colma di donne che si sono e, si distinguono per meriti socio-culturali e produttivi-economici. Nella nostra terra, ad essere forza lavoratrice al femminile è soltanto il 34,7 %. Premi e traguardi raggiunti, talvolta più degli uomini. Pensiamo, ad esempio, al mondo dei vini in terra siciliana. Ma le donne sono anche vittime di violenza ed abusi, recenti casi sono balzati alla cronaca nazionale, come il brutale omicidio di Carmela Petrucci; ma quante violenze vengono tenute silenziose dalle donne perchè credono di poter cambiar i loro uomini. Gli uomini non cambiano e, non saremo noi, donne a farli cambiare.
Le donne sono sentimentali e concrete. Come se fossero un manifesto avanguardista del passato. Il progresso è strettamente connesso al protagonismo delle donne. Si avvicina il 25 novembre, giornata che tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato come la Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne e ha invitato i Governi, le organizzazioni internazionali e le ONG ad organizzare attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica in quel giorno.
Ed anche la città di Palermo si sta muovendo in tal senso. All’esserci, con una serie di attività programmate. La donna è conflitto. Nel corso del tempo è avvenuta una lotta ideologica non indifferente se considerare la donna, un essere inferiore o, meno. Non esistono discrepanze nel funzionamento tra il cervello maschile ed il cervello femminile, pur sottolineando differenze a livello di incidenza delle malattie. Per quasi tutto il XX secolo la maggior parte degli scienziati riteneva che le donne fossero “uomini più piccoli”. Questo presupposto era alla base dei maggiori fraintendimenti scientifici e psicologici.
Andando al territorio nazionale italiano, le donne raggiungono il 51,87% della popolazione. Le donne sono sempre state brave a gestire famiglia e affari. Già nell’età della pietra stavano dentro le caverne e badavano ai cuccioli, prendendosene cura e sfamandoli. Nelle civiltà arcaiche il matriarcato era potentissimo: la donna era regina della famiglia e della comunità. Tutta l’economia della casa era nelle sue mani. Nell’antica Roma, le mogli degli imperatori facevano la vera politica tessendone le trame nell’ombra. Le donne erano potenti e libere. Tutto cambia nel Medioevo, quando l’essere femminile viene percepito in due differenti modalità: angelico e spirituale, oppure, stregonesco e maligno.
Nel Seicento, la paura della forza al femminile si trasforma in persecuzione; erano considerate esperte nell’arte della stregoneria, quelle donne che decidevano di "ribellarsi" al volere maschile e alle regole imposte dalla società. Tutte le altre andavano in sposa o entravano in convento. Il Settecento vede le donne ancora racchiuse tra le mura domestiche o nelle corti a tessere trame e a cercare di "accasarsi" al meglio. Poche le occasioni di entrare in società con un ruolo diverso da quello di future spose e madri. Arriva l’Ottocento e, la donna torna alla ribalta. La sua forza lavoro, ricomincia ad avere un importante peso sociale in piena società industriale, soprattutto dal punto di vista economico e produttivo.
Il Novecento è il secolo delle suffragette, del grande movimento femminista, delle conquiste dei diritti civili, dall’uguaglianza al voto alla possibilità di accedere a tutte le professioni di esclusiva pertinenza degli uomini. La donna della seconda metà del ‘900 conquista la sua libertà e la sua indipendenza economica, giuridica, politica, sessuale. Sono ancora numerose le conquiste da dover intraprendere nell’universo femminile, come le mutilazioni ai genitali femminili. Proprio a Dicembre, di quest’anno, l’ONU voterà la risoluzione che sancisce le mutilazioni genitali femminili come “violazione di diritti umani fondamentali”. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità 140 milioni di donne e bambine hanno subito l’infibulazione e due milioni di bambine sono a rischio.
E noi vorremmo che proprio da Palermo, partisse un movimento che sostenesse tutte quelle battaglie in favore delle donne, iniziando proprio da ciò che accadrà nel mese di dicembre, in sede Onu.
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