TEATRO
“Sabato, Domenica e Lunedì”, c’era una volta la famiglia
Il respiro alto del teatro di Edoardo è qui giustamente rievocato con una recitazione assai espressiva e ricca di atteggiamenti e vezzi, tipici della “lingua” partenopea
L’interno di una cucina con due donne affaccendate si materializza dal nulla sulla scena (forte nella sua semplicità, sembra persino di avvertirne gli odori): una padrona di casa e la sua donna di servizio (di “famiglia”, quelle di una volta per intenderci, per le quali il nucleo familiare per il quale lavorano diventa per forza di cose il loro) che, fra l’apoteosi del proprio ragù della signora e gli avvilimenti per un fratello un po’ matto della domestica, preparano quanto occorre per la celebrazione del rito sacro per eccellenza della famiglia italiana (e non solo): il pranzo domenicale. In questo affresco di vita familiare all’insegna di una quotidianità positiva per l’amore che la anima, riuscendo per questo a superare ogni conflitto come la tragicommedia ci dimostra e che oggi acquista il sapore nostalgico di un valore ormai lontano (siamo piu’ una società di singles popolata da ex – coniugi che altro!), si muovono con efficacia tutti i personaggi dello splendido testo di Edoardo De Filippo, “Sabato, Domenica e Lunedì”, messo in scena e magnificamente interpretato dagli attori della compagnia dei Teatri Uniti di Napoli, diretta da Toni Servillo, al teatro Biondo di Palermo (via Roma 258) fino al 9 maggio.
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