ATTUALITÀ
Quando non trovi risposte, chiedi a Paolo Fox
Il futuro dei giovani precari è spesso incerto e infausto. Costretti spesso ad arrangiarsi e a vivere di stenti, trovano consolazione consultando l'oroscopo
Una delle parole chiave del precario è "oroscopo". Non avendo idea del proprio futuro, il precario è attento ai movimenti delle stelle. In particolare, ci sono due personaggi contemporanei che leggono perfettamente gli astri e che hanno, con la loro arte, reso psicologicamente dipendenti milioni di persone. Il primo è Paolo Fox e l’altro Rob Brezsny. Quando hai dei dubbi sulle parole di Fox ascolti Brezsny e viceversa. Io devo dire che il più delle volte mi faccio consigliare da Brezsny, ma l’ultima parola, nella mia vita, ce l’ha sempre avuta Paolo.
Mi ricordo, tempo fa, a Roma, una brutta giornata, fatta di pianti isterici e depressione, la mia amica preoccupata che mi disse "ma scusa, hai già ascoltato Paolo Fox?". Risposi di no. Prese immediatamente il computer e cliccò sulla pagina dell’oroscopo giornaliero. Ricordo che già dalle prime parole mi sentii meglio. Quella volta Paolo mi disse che, dal giorno dopo, Venere sarebbe entrata nel mio segno e la vita mi avrebbe sorriso di nuovo. Incredibile quanto mi aveva fatto bene. Quando dissi al mio ragazzo di ascoltare l’oroscopo del giorno di Paolo Fox, mi rispose "ma che cosa sono queste sciocchezze?!".
Gli dissi di stare zitto e sentire cosa aveva da dire. Aveva ascoltato in silenzio, sgranando gli occhi di tanto in tanto per lo stupore. Incredulo, alla fine mi disse "Beh, sto tipo qua mi conosce meglio di mia madre!" Da allora lo ascoltiamo sempre, tutti. Un sacco di persone. E tante altre leggono Brezsny, il famosissimo oroscopo dell’internazionale, un oroscopo più fantasioso e intellettualoide. Da quando hanno scoperto che sta su internet poi, le copie dell’internazionale non le vendono nemmeno più, tutti collegati al sito solo per spillare qualche buon consiglio a Rob. "Devo lavorare? Non devo lavorare? Resto qui o vado via? Lascio la casa o mi prostituisco? Me la darà o non me la darà?" E cose di questo tipo. Lo compravamo principalmente per l’oroscopo, l’internazionale.
Non sapete quanto sia confortante l’oroscopo. Ti scrolli di dosso un bel po’ di responsabilità, fai quello che ti dicono loro. Diciamo che a volte è risolutivo. Una volta me ne sono andata da Roma perché me lo ha detto Paolo, un’altra volta la mia amica non è andata a lavoro perché si era convinta che l’avrebbero investita per strada dato che aveva Saturno contro, poi però Paolo le aveva detto che lo avrebbe avuto contro per circa sei mesi e allora era andata a lavoro a denti stretti e con un ferro di cavallo in tasca per precauzione; il mio amico era stato licenziato e aveva cambiato città, Fox gli aveva detto che avrebbe avuto bisogno della famiglia e lui, invece di continuare a cercare un lavoro, se ne era andato da mamma e papà.
In un’altra occasione la mia coinquilina aveva litigato con una sua collega abbastanza antipatica solo perché Paolo aveva detto che era il momento giusto per chiarire le cose. Quando ti diceva "aspetta un po’’ oppure "concludi tutto entro venerdì perché poi avrai Giove contro" avevamo imparato tutti a dargli retta da quando non c’erano più certezze. Aveva cambiato tante volte il corso degli eventi, insomma. Una volta avevo letto Brezsny e, secondo le sue previsioni, avrei percorso un sentiero buio, pieno di ostacoli e, alla fine di questo sentiero, stava una porta. Avrei dovuto trovare la chiave e così via. Non si sapeva cosa ci sarebbe stato dietro.
Ricordo che successe davvero, mi ritrovai in una strada di campagna, di sera, con degli animali indefiniti che mi seguivano e tipici rumori da campagna in sottofondo, la luna che stava a guardare e l’aria ferma, io da sola che avanzavo e non sapevo dove stavo andando. Poi, la porta, piccola, di legno, solo tre gradini e uno zerbino. Sotto lo zerbino, la chiave. L’avevo trovata perché era facile. In tutti i film stupidi la chiave sta sotto lo zerbino, nell’immaginario degli uomini banali la chiave è lì. Sono riuscita ad aprire la porta. E poi? Cos’era successo? Vuoto di memoria. Assurdo.
Non mi ricordavo più nulla. Avevo raccontato quello che mi era successo ad una mia amica. Lei mi aveva detto "sicura che non sia un sogno?". "Cavolo! - avevo pensato - non sono sicura per niente". La mia amica con veemenza mi ha ripetuto che secondo lei si trattava di un sogno. Può essere. Alla fine era un sogno, ovviamente. Facile però, la porta, la chiave, la strada tortuosa e piena di ostacoli, l’incertezza.
Alla fine quella settimana il mondo precipitava, la società Moody’s di New York aveva parlato di una catastrofe finanziaria, lo spread era a quota 550, in Italia la disoccupazione giovanile era al 32%, i minatori a Madrid facevano la rivoluzione in piazza, la Sicilia bruciava per mano grazie a dei piromani squilibrati, la gente si suicidava in massa perché non sapeva più come campare. Insomma, una vera follia. Ma lui era un genio ugualmente, aveva previsto tutto. Era rimasta solo una porta metaforica che era la porta del futuro. Cosa c’era lì dentro, però, non si sapeva.
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