ATTUALITÀ

HomeNewsAttualità

Quando i beni di Sicilia sono ricchezza... per uno!

Un imprenditore di Bracciano si sarebbe indebitamente appropriato di circa 19 milioni di euro derivanti dai biglietti d'ingresso ai siti archeologici siciliani

  • 28 novembre 2012

Non si dica che il potenziale turistico della Sicilia non sia fonte di ricchezza: l'ultima operazione portata a termine dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Palermo ci dimostra il contrario. Peccato, però, che di quella ricchezza non abbia beneficiato un'intera regione, ma un singolo individuo. L'uomo, Gaetano Mercadante, di 51 anni, un imprenditore residente in provincia di Bracciano: si sarebbe, infatti, indebitamente appropriato di circa 19 milioni di euro, derivanti dall'emissione di biglietti per l'ingresso nei siti archeologici dell'Isola.

L'accusa, nello specifico, è di peculato e per ricostruire la vicenza bisogna tornare indietro fino al 2003, anno in cui l'assessorato regionale ai Beni Culturali ha dato in concessione la gestione di servizi nei siti delle province di Messina (il Teatro Antico di Taormina, il Museo Archeologico di Messina, la Villa Romana di Patti Marina, l'Area Archeologica e l'Antiquarium di Giardini Naxos, la Villa Romana di S.Biagio presso Terme Vigliatore, l'Area Archeologica Halaesa Arconidea di Tusa, il Museo Archeologico Eoliano "Bernabo' Brea" di Lipari), Siracusa (Galleria Regionale di Palazzo Bellomo, il Museo archeologico "Paolo Orsi", l'Area della Neapolis e l'Orecchio di Dionisio e l'Area archeologica Castello di Eurialo a Siracusa, l'Area archeologica Teatro Antico presso Palazzolo Acreide, il Museo Archeologico di Lentini e l'Area Archeologica di Megera Hyblea ad Augusta);

Ragusa (il Museo Archeologico Ibleo di Ragusa, la Cava di Ispica a Modica, la Zona Archeologica di Caucana, il Museo Regionale Kamarina e l'Area archeologica in Santa Croce Camerina) e Trapani (il Museo Archeologico "Baglio Anselmi" di Marsala, l'Area Archeologica di Segesta a Calatafimi, l'Area Archeologica di Selinunte e il Museo Regionale Pepoli di Trapani). Tale concessione includeva anche la gestione degli introiti di biglietteria. Un vero e proprio saccheggio. Un'azione di rastrellamento effettuata nei siti più importanti della nostra regione.

Avvalendosi di tre Associazioni Temporanee d'Impresa ("Novamusa Valdemone, Novamusa Val di Noto e Novamusa Val di Mazara, di cui era legale rappresentante in Sicilia), l'imprenditore, tratto agli arresti domiciliari, avrebbe quindi tenuto per sé una parte ingente delle somme incassate, versandone una quota inferiore (circa 14 milioni di euro) a Regione e Comuni, con notevoli ritardi rispetto a quanto previsto dal contratto, senza addurre giustificazioni, dal 2004 al 2011. I 19 milioni di euro che non sono stati versati hanno prodotto un ammanco di 14 milioni di euro nel bilancio regionale e di 5 milioni di euro nei bilanci comunali. Cifre da capogiro. Indebitamente appropriate attraverso lo sfruttamento dei nostri beni culturali.

Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI