TEATRO
“Pugnale d’ordinanza”, nello specchio l’ossessione dell’amore
Con la raffinatezza dell’inquietante e impegnativa parola di Perriera, sono tanti gli spunti di riflessione che l’elegante testo offre, con la notevole bravura degli attori
Una singolare zingara in una lingua incomprensibile cerca qualcuno per leggergli la mano e dopo un’invocazione al cielo ecco che una ragazza cede alla sua richiesta. È così che ha inizio l’ultimo lavoro del regista e scrittore Michele Perriera, dal titolo “Pugnale d’ordinanza”, in scena ai Cantieri alla Zisa di Palermo fino a martedì 6 aprile, promosso dall’assessorato alla Cultura. Lo spettacolo, che prende le mosse dall’interrogatorio di una donna accusata dell’omicidio della sua compagna per poi visitare le oscurità recondite dell’amore, si sviluppa, anche visivamente, su due piani: quello del processo, sul palco, in una scena rarefatta (scene e costumi di Lisa Ricca) dove il bianco, colore della purezza che qui sembra evochi la bellezza sublime dell’amore assoluto, invade ogni cosa, e quello dei ricordi, situato fra il palco e il pubblico, una sorta di limbo emotivo dove l’amore consuma il suo destino di passione e morte, in un ripetuto alternarsi di danze sensuali e lotte violente, cariche di pathos con coltellate mortali alla fine, fra le due donne innamorate, magistralmente interpretate da Giuditta Perriera e Serena Barone.
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