"Prometeo", specchio universale dei problemi dell'umanità
Nella tragedia, Prometeo è un dio umano, “colui che pensa prima” e quindi dotato dell’intelligenza che non accetta la schiavitù dell’uomo reso completamente privo di autonomia da Zeus, la cui figura è paragonabile a quella di un monarca assoluto. Prometeo si ribella a questa realtà e diffonde tra gli uomini la democrazia sociale, dona loro il fuoco e quindi il lavoro per migliorare la loro esistenza. Insegna loro a costruire case di mattoni, a riconoscere le stelle, la scienza dei numeri e l’arte di formare le parole. In breve, dona loro l’unico strumento per realizzare la propria libertà: la conoscenza. La condanna per aver disobbedito al volere di Zeus è l’esilio eterno dall’Olimpo. Una pena che lui conosceva già da prima ma che accetta per il solo amore degli uomini. Il Titano rappresenta l’evoluzione umana ed oggi, paradossalmente, pur avendo attuato il processo evolutivo raggiungendo livelli eccezionali, l’umanità sembra essere tornata a quello stadio primitivo di schiavitù.
Ha creato con le proprie mani una società che divinizza personaggi, immagini e status symbol nelle quali si rispecchia e s’identifica, rendendosi così schiavo delle sue stesse vanità ed ambizioni. Lo spettacolo, interpretato da Gabriele Calindri, Andrea Failla, Massimiliano Lotti, Alessandra Pizzullo, Gabriella Pochini ed Elisabetta Ratti, si presenta come una riflessione che, utilizzando la tragedia come strumento, indaga su ciò che oggi è andato perduto. In questo medioevo tecnologico che ha ucciso la coscienza umana viene, dunque, rievocato un mito antico che a questi e ad altri interrogativi propone l’unica soluzione reale, la riconquista da parte dell’uomo della conoscenza. In altre parole, il risveglio dell’intelletto per vivere dignitosamente.
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