TEATRO
"Presente/Futuro": teatro e danza in Sicily
Giunge alla seconda edizione la rassegna “Presente/Futuro”, un’iniziativa voluta dal Teatro Libero di Palermo per promuovere gli artisti che vivono e lavorano in Sicilia, attraverso un percorso professionale di teatro e danza. Dal 22 al 26 maggio si alterneranno sulla scena del teatro di Salita Partanna 4, in Piazza Marina, a Palermo (con inizio alle 21,15 e biglietto di ingresso di euro 12 intero ed euro 8 ridotto per gli under 25 e gli abbonati alla 39 a stagione del Libero), cinque compagnie provenienti da più città siciliane, per presentare cinque spettacoli testimoni di cinque modi diversi di fare teatro e danza. Aprirà la rassegna martedì 22 maggio “Ciò che accadde all’improvviso”, della Compagnia del Tratto di Palermo: una storia al limite tra il reale e l’irreale costruita sul testo, di forte ispirazione beckettiana, di Rosario Palazzolo, che ne cura la regia insieme ad Anton Giulio, e incentrato sulla storia di tre uomini che si incontrano e vivono una paradossale condizione senza vie d’uscita, dove i ruoli si incrociano e si scambiano, diventando metafora del vano tentativo umano di trovare un senso che non può esserci.
Venerdì 25 maggio sarà la volta di “Clò”, rappresentazione allestita dal Teatro dei Naviganti di Messina che, partiti da Beckett e affascinati dall’ ironia glaciale dei suoi personaggi, lavorano sulle figure di Clown di sapore noir. Sulla scena di Clò i clown sono tre donne, legate da un’insolita parentela, sorelle figlie dello stesso padre e di madri diverse, rinchiuse da chissà quanto tempo in una stanza che presto diverrà soffocante quanto una prigione. Chiuderà la rassegna sabato 26 maggio la coreografia di Loris Petrillo “Il cece nel secchio / Follia e Normalità”, uno studio sul concetto di follia ed il suo opposto, la normalità, che tenta di rispondere al quesito su cosa renda folle o normale; se sia solo una questione di convenzioni sociali, tradizioni culturali, di mera statistica o di paura verso ciò che non si conosce, che deve essere prima compreso e poi accettato come normale. E il cece nel secchio non è che il simbolo di una briciola di saggezza incondizionata da modi e culture, fonte di verità assolute, nello spazio circoscritto di un secchio, contenitore di tale saggezza non così impossibile da esplorare.
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Mercoledì 23 andrà in scena “Oscar e la dama in rosa”, basato su un testo di Eric-Emmanuel Schmitt, per la regia di Franco Giorgio, prodotto dalla compagnia del Centro Teatro Studi di Ragusa. È la storia di un bambino affetto da una grave forma di leucemia, Oscar, che vive i suoi ultimi giorni in ospedale ed intesse una fitta relazione d’amicizia con una anziana volontaria, un legame che metterà in luce due grandi tabù del mondo contemporaneo: la morte e la vecchiaia. Giovedì 24 maggio, Maria teresa De Sanctis, una delle figure del teatro di qualità palermitano, per il Gruppo Teatro Totem proporrà “Agata”, di cui l’attrice firma il testo e la regia, oltre a interpretarne la storia, che ruota intorno una madre e una figlia destinate a non incontrarsi mai, il cui rapporto è segnato da un fatto che entrambe tendono a sublimare. La prima ha infatti soddisfatto le voglie del suo amante attraverso la seconda, che ora trova il coraggio per andarsene, vivendo, con la madre ma in solutidune, uno sfogo da cui emerge un’unica necessità: il cercarsi. Venerdì 25 maggio sarà la volta di “Clò”, rappresentazione allestita dal Teatro dei Naviganti di Messina che, partiti da Beckett e affascinati dall’ ironia glaciale dei suoi personaggi, lavorano sulle figure di Clown di sapore noir. Sulla scena di Clò i clown sono tre donne, legate da un’insolita parentela, sorelle figlie dello stesso padre e di madri diverse, rinchiuse da chissà quanto tempo in una stanza che presto diverrà soffocante quanto una prigione. Chiuderà la rassegna sabato 26 maggio la coreografia di Loris Petrillo “Il cece nel secchio / Follia e Normalità”, uno studio sul concetto di follia ed il suo opposto, la normalità, che tenta di rispondere al quesito su cosa renda folle o normale; se sia solo una questione di convenzioni sociali, tradizioni culturali, di mera statistica o di paura verso ciò che non si conosce, che deve essere prima compreso e poi accettato come normale. E il cece nel secchio non è che il simbolo di una briciola di saggezza incondizionata da modi e culture, fonte di verità assolute, nello spazio circoscritto di un secchio, contenitore di tale saggezza non così impossibile da esplorare.
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