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Politica e politici siciliani: "Il complesso di superiorità"

Cambiare: una parola, tante implicazioni, tante speranze. Una fra tutte: quella di avere finalmente una classe politica superiore. Nei fatti e nella morale, non solo a parole

  • 19 marzo 2013

Marzo 2013. Si è forse aperto un nuovo corso, una stagione di rinnovamento politico, economico e sociale? O ci ritroveremo nuovamente a sbattere il viso su quel "cambiare tutto perchè non cambi nulla", che a lungo ci ha caratterizzati? Mentre ancora guardiamo le macerie dei governi precedenti, dei governi tecnici, delle scelte apprezzate e di quelle meno condivise, mentre ancora continuano le beghe politiche e le sterili polemiche, in quello che continua ad essere un clima di totale incertezza, occorre dar voce alla speranza e alla volontà di concreta ricostruzione. A quello slancio che possa rappresentare un futuro sostenibile per le nuove generazioni di tutta Europa, e di cui fa parte anche la nostra "isolata" Sicilia.

Già, la Sicilia. Già, noi siciliani. Forse ancor di più vittime e carnefici del pensiero gattopardiano, del mancato sviluppo, di treni persi, di risorse finite chissà dove. Dove, forse possiamo anche provare ad immaginarlo senza bisogno di grandi sforzi di fantasia: motivo per cui auspico che la svolta tanto attesa riesca a mettere insieme le esigenze di sviluppo con le istanze del rigore, non soltanto economico e impegnativo per noi cittadini, ma anche etico, morale e civile da parte della nostra nuova classe dirigente.

Penso a oltre 60 anni fa, ai Padri Costituenti. Agli ideali che li animavano, alle esperienze che avevano vissuto, al bagliore negli occhi che illuminava il loro sguardo verso il futuro. A quella consapevolezza che guidava le loro azioni, insieme ad un'umiltà tanto grande da trasformarli in menti superiori, valide, alle quali affidare con serenità il futuro di una terra martoriata dalla guerra.

Ecco, mi piacerebbe questo, vivere un senso di "inferiorità" verso chi mi governa, verso una "casta" che vorrei chiamare così non perchè piena di soldi, di potere, da guardare da lontano mentre sfreccia con l'auto blu e l'infinita serie di promesse e privilegi. Io non voglio un parlamentare come me, che parli come me e che ragioni come me solo perchè magari usa la bicicletta o non indossa la cravatta. No. Io lo voglio superiore a me, superiore perchè più bravo, più preparato, più competente, e soprattutto pronto a fare sul serio i miei interessi. Superiore anche perchè super partes, con davanti soltanto l'obiettivo del bene comune. Non avrei alcuna vergogna nel dire che è "superiore" a me, perchè saprei che sta lavorando per garantire a me e a mio figlio un futuro migliore del presente.

Eletti anche i rappresentanti più alti, i Presidenti. Anche loro nuovi, entrambi arrivati per la prima volta in parlamento tre settimane fa, lucenti per la loro storia personale: li abbiamo visti presiedere commissioni umanitarie e commissioni antimafia. Adesso a loro il ruolo di presiedere nei luoghi più alti, dove più saranno messi alla prova. Laura Boldrini dichiara: «La Camera sarà il luogo di cittadinanza di chi ha più bisogno». La segue Pietro Grasso, da Palazzo Madama: «La politica va ripensata, il Senato sarà una casa di vetro. Mi rivolgo ai cittadini, dobbiamo avere sempre fame e sete di giustizia». E noi speriamo tanto, in una giustizia giusta, senza partiti presi.

Qualche giorno dopo l'elezione di quello che si è presentato come un Papa pragmatico, semplice e vicino ai più deboli, con un'umiltà degna di quella superiorità che tanto vorrei percepire in chi ci governa, questo è l'unico augurio che faccio alla nuova classe dirigente – mi rivolgo soprattutto ai rappresentanti siciliani - che si insedia oggi in un parlamento precario come i tempi che viviamo: di poter vantare grazie al lavoro egregio lavoro un complesso di superiorità più che giustificato agli occhi di noi tutti, soprattutto a quelli di chi li ha immediatamente preceduti.

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