LIBRI
Pizzino, “satira, spamming con sarde e affucanotizie”
Si potrebbe far altro nella vita quando si posseggono fantasia e talento: tentare la fortuna, rincorrere facili e numerosi applausi, accattivarsi sorrisi di convenienza sfruttando il genio che spiazza le menti narcisiste, spesso addette alla gestione di umani soldatini in fila. Insomma, poco ci vuole per far tutti fessi, soprattutto se manca una componente pericolosa: il coraggio. Quello fa la differenza, condizione essenziale per il salto in avanti che, però, non sempre è garanzia di successi, ancor meno di ricchezza e fama. Lo sanno bene Gianpiero Caldarella, Francesco Di Pasquale e Leonardo Vaccaro, ideatori del foglio satirico mensile “Pizzino”, sottomarino mezzo d’informazione, analista spietato di mafia e politica, oppositore indipendente al servizio di nessuno: “né pubblicità né padrini”. Nato nel 2005, in soli due anni di stampa ha già una storia da raccontare e un buon futuro da preannunciare. Ma procediamo per passi. L’ottimo progetto grafico, dato alla luce da tre trentenni di spirito letterario e indole sperimentale, sembra non concedere riposo. Il cartoncino rigido infatti, piegato in quattro parti, è un percorso di vignette e rubriche colorate e colorite che quasi osservano il lettore piuttosto che farsi scrutare. La “creatura” Pizzino non ti molla: come fosse uno scuoti coscienza scomodo ti invita ad intuire la realtà sociale con fare critico. Maltrattando un tema nuovo ogni mese - già il numero d’esordio lanciava il “Pizzo-day”, provocatoria proposta di “democratizzazione del racket” – i fatti scottanti dissotterrati dalla rivista sono stati numerosi: l’affare del ponte sullo stretto, le spiagge abusive ammattonate con cura, la malasanità, il potere della “munnizza”, tutti stretti dall’immancabile mafia, che per i valorosi autori sembra essere un chiodo fisso.
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