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Piombo Felicissimo, ma non sono pallettoni

  • 26 settembre 2005

Ad Angelo Pellegrino dobbiamo molto. Infatti oltre a pubblicare la "Lettera sulla Felicità" di Epicuro, "In Transiberiana" ed alcune traduzioni dai classici, il nostro autore ha anche "avuto cura" di uno dei capolavori meno noti e più intensi della letteratura siciliana contemporanea: "L'arte della gioia" di Goliarda Sapienza (Stampa Alternativa, 2003). "Piombo Felicissimo" (Stampa Alternativa, pp 174, euro 10), ad onta del titolo è quanto di più lontano ci sia dal filone piovresco. Col pretesto di raccontarci una storia d'amore, lo scrittore ci porta in giro per Palermo seguendo gli itinerari descritti in una antica guida del Touring Club.

Cos'è dunque questo libro, una storia amore tra un uomo e una donna? Tra un uomo e una città? Una guida per innamorarsi di Palermo? O per innamorarsi a Palermo? O che altro? Lo abbiamo chiesto all'autore.
«Le definizioni le avete già date voi. a me non resta che una scelta. Allora direi: una storia d'amore di un uomo e una città, attraverso una donna. Naturalmente è anche altro».

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Il protagonista del romanzo, un palermitano che "è uscito" dall'Isola per "riuscire" nella vita, ritorna alla ricerca di Oliva, la donna dei suoi sogni. Non trovandola si abbandona ai ricordi e ripercorre gli itinerari che da ragazzino aveva a scoperto grazie alla mitica guida del Touring. Oggi, alla fine di una felicissima estate per la città, la domanda è inevitabile: com'è questa Palermo rispetto a quella descritta dalla guida del romanzo?
Angelo Pellegrino lapidario: «Infinitamente più brutta ma più libera».

Il piombo di cui parla l'autore, dicevamo, non è di pallettoni, ma è il colore di cui è intriso il romanzo, quello della mattina ventosa e umida in cui il protagonista arriva a Palermo, quello di una triste camera d'albergo, e poi delle strade, dei palazzi, dei monumenti, persino delle giornate di sole. E' qualcosa di pesante nell'anima di questa città, che se fosse nel cuore dell'America potrebbe forse essere definito blues, ma qui, nel cuore del mediterraneo, Pellegrino lo chiama piombo. Forse insofferente a questa cappa il personaggio del romanzo è andato via da Palermo che era un ragazzino, in osservanza al luogo comune per cui "cu nesci arrinesci". Lei che ne pensa: "Cu nesci, arrinesci"?
«Sì, a patto che esca molte volte, e il più a lungo possibile».

Confinare questo libro alla sola storia d'amore è decisamente riduttivo, in realtà il romanzo è una dichiarazione d'amore alla città, un sentimento forte e contraddittorio, a tratti sconfinante nell'insofferenza nei confronti dell'oggetto stesso di tanto amore: Palermo, oppure se volete la ammaliante Oliva, così bella eppure così sfuggente e tanto diversa da come la si vorrebbe. Per apprezzare appieno "Piombo felicissimo" l'ideale sarebbe farsi prendere la mano dal libro stesso e lasciarsi portare in giro per la città lungo i quattro capitoli/itinerari. Altra storia d'amore è quella tra l'autore e Stampa Alternativa, un rapporto forte, sia per i lavori pubblicati dal nostro autore per la stessa casa editrice, sia per il ruolo di primo piano svolto da Pellegrino nello svilupo di quella che oggi è - per fortuna - una realtà editoriale effettivamente "alternativa". Non possiamo farci sfuggire questa occasione e quindi abbiamo chiesto all'autore: Come vede l'editoria siciliana?
«Bisogna distinguere: la migliore è semi-clandestina».

Ancora una volta lapidario ed efficace... con la stessa efficacia, tre consigli ad un giovane scrittore o una giovane scrittrice?
«Non pensare mai al successo, non scambiare l'arte con la vita, smettere di scrivere se si soffre molto».
Che tra questi consigli ci sia il segreto per "arrinesciri"?

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