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Pino Caruso: "Inno alla Sicilia, alla Cultura, al Turismo"

La lettera aperta di Pino Caruso: un inno alla Sicilia e all'importanza di destinare investimenti alla Cultura e al Turismo, in un momento in cui l'Isola boccheggia

  • 18 marzo 2013

La Sicilia ha una grande industria, importante, grandiosa e insostituibile, ed è l'industria della cultura e del turismo; un'industria di cui possediamo una materia prima che nessuno potrà toglierci: la bellezza dei luoghi e il clima. Se non si parte dal turismo, non ci sarà ripresa nell'economia. Una fabbrica di automobili si può trasferire altrove (vedi la Fiat in America), Monte Pellegrino, la Zisa, il Duomo di Monreale, Mondello, risultano intrasferibili.

Chi li vuol vedere, deve venire in Sicilia. E venire in Sicilia, comporta, da parte di chi ci viene, spendere in Sicilia. Il che consentirebbe all'economia di ripartire e renderebbe necessaria la creazione di posti di lavoro in tutti i settori. Destinare risorse alla cultura e all'economia non è una spesa, ma un investimento proficuo che porterebbe guadagno e guadagno immediato. Senza contare i benefici che la diffusione della cultura (teatro, letteratura, arte figurativa) apporterebbe alla socialità, alla società, al livello civile e persino politico di un paese.

Un paese che non legge e non va a teatro, è privo di difese immunitarie: chiunque gli può raccontare quello che vuole, chiunque può spacciare le sue bugie per verità ed essere creduto. Detto in altre parole: più basso è il livello culturale di un popolo, più questo popolo può essere imbrogliato e usato per fini perversi e a vantaggio dell'interesse di pochi.

I Paesi più avanzati d'Europa (Inghilterra, Francia, Germania), per combattere la crisi economica, hanno aumentato gli investimenti per la cultura. E dovrebbe essere materia di riflessione il fatto che i Paesi culturalmente sottosviluppati, sono anche paesi economicamente molto poveri. C'è un legame strettissimo, dunque, tra cultura ed economia, tra cultura turismo e civiltà.

So che alcuni alberghi, a Palermo, d'inverno chiudono: è un effetto insensato. L'inverno è la stagione nella quale, a Palermo, il turismo può e deve avere un'attività più intensa dell'estate; Palermo non deve vendere l'estate (l'estate ce l'hanno anche in Svezia) deve vendere l'inverno: la nostra città vanta un clima mite e, in certi giorni, anche dolce (di cui forse i palermitani non si rendono conto perché si sono assuefatti).

Se ci pensiamo bene, l'inverno (l'inverno vero) a Palermo non esiste: è un’invenzione di noi palermitani; in realtà abbiamo un clima invidiabile, che dobbiamo offrire a chi viene a trovarci, anzi meglio: dobbiamo venderglielo. Se ne avvantaggerebbero tutti i settori di lavoro della città: alberghi, ristoranti, trattorie, negozi di ogni genere, caffè, pizzerie, artigiani, eccetera; l'afflusso di turisti è afflusso di denaro. Tanto ovvio, quanto vero.

Suggerisco di diffondere in tutte le agenzie di viaggio internazionali, questo invito: "VENITE A PALERMO D'INVERNO: TROVERETE LA PRIMAVERA". Certo non dobbiamo offrire solo il clima; bisognerà inventarsi convegni, attività culturali, mostre, congressi, festival, manifestazioni, insomma, che si affermino subito e che durino negli anni; che attirino il mondo nella nostra città, nella nostra terra. Spoleto (che è un piccolo centro) vive solo di cultura: il suo festival. Possiamo farlo anche noi. Dobbiamo farlo. Mettiamo in moto la fantasia.

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