TEATRO
Passione e dolore nel “Kohlhaas” di Marco Baliani
Un ritmo costante, incalzante, e non solo cavalli al galoppo o in parata, i cavalli dell’allevatore Michele Kohlhaas, il protagonista del monologo "Kohlhaas" interpretato dall’attore e regista Marco Baliani, autore del testo insieme con Remo Rostagno, tratto da un racconto di Heinrich Von Kleist, una produzione Casa degli Alfieri, visto il 15 ottobre alle 21 a Palermo nello spazio ritrovato di una città in continua rinascita per la valorizzazione delle sue innumerevoli realtà architettoniche, il complesso di Santa Maria di Montervegini, ribattezzato per l’occasione Nuovo Montevergini. Lo spettacolo, in una serata dai toni e colori del piccolo grande evento, ha inaugurato con successo la rassegna Palermo Teatro Festival (ricordiamo che, per una giusta causa, lo sciopero dei lavoratori dello spettacolo, è saltato il primo spettacolo, “Tracce” sempre di Baliani, previsto per il 14 ottobre). Ma, tornando al lavoro teatrale, del ritmo dicevamo, un ritmo che è anche folla, quella folla di questuanti alla corte dell’imperatore il giorno fatidico del ricevimento per le suppliche, ovvero esercito, quell’esercito di ribelli, masnada di temibili disperati al seguito del mite Kohlhaas, divenuto condottiero suo malgrado per un infausto destino, inseguendo il percorso perverso di una giustizia impossibile ad ottenersi, ed ancora battito del cuore, quel cuore che l’infelice Kohlhaas sente più volte trafitto dalle tante spine dell’ingiustizia, stretto in un cerchio che dai recinti dell’inizio della pièce, materializzati davanti ai nostri occhi grazie alla bravura dell’interprete, diventa infine il cappio che ne conclude l’infausta esistenza terrena.
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