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“Palermo è una cipolla”, una guida fuori dai canoni

  • 28 novembre 2005

Una città che si ama e si odia allo stesso tempo, che non si può e non si vuole dimenticare anche quando si decide di andare via. Un ritratto onesto, ironico, amaro sui pregi e i difetti di una città dalle mille sfaccettature: queste le promesse mantenute del libro di Roberto Alajmo “Palermo è una cipolla” (Editori Laterza, 9 euro). Una guida fuori dai canoni delle guide, che non illustra monumenti ma si rivolge al viaggiatore vero che vuole vivere ed entrare nelle pieghe e nel respiro affannoso di una città guardandola attraverso i suoi mercati, i suoi cibi, il suo mare, il sole senza stagioni, negli sguardi dei suoi abitanti, nei suoi problemi mai risolti, nella sua indolenza e nel suo pessimismo. Come una cipolla anche la città è fatta da tanti strati da esplorare, conoscere, criticare ma di cui portare il segno indelebile del suo passaggio nelle nostre vite. «Questo libro è il frutto di un amore profondo nei confronti di questa città, non bella ma decadente che è un mix di cose positive e negative. L’ho voluta raccontare così com’è, nei suoi pregi e difetti senza perseguire scopi encomiastici. Questo libro è da guida all’amico, al visitatore che arriva e vuole accoglierlo ma anche tutelarlo dalle negatività e dalle delusioni che la città può offrire». Così Roberto Alajmo ci ha parlato del suo ultimo lavoro, presentato nelle scorse settimane in alcune librerie, che già è un successo di pubblico proprio perché l’autore ha saputo unire le sue qualità di narratore dalla prosa sobria e leggera all’occhio curioso e attento del giornalista che ha vissuto e raccontato la città anche nei tanti momenti drammatici che l’hanno attraversata.
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Un libro che si fa leggere piacevolmente sia dal forestiero sia dal palermitano che si ritrova a sorridere magari con un po’di amarezza su se stesso. Una città, che esce dalla penna del nostro autore in tutte le sue sfaccettature: con i suoi sapori forti, con gli sguardi orgogliosi dei suoi cittadini, con un senso della morte vivo e sempre presente, con i suoi sussulti di ribellione e di dignità all’indomani delle stragi del ’92, con i suoi magistrati, poliziotti o semplici cittadini che hanno saputo dire di no al compromesso, alla mafia morendo per dirsi liberi. Ma c’è anche la Palermo delle case abusive lungo l’autostrada che porta all’areoporto, la città intrappolata da un tragicomico traffico, la città immobile che costringe molti ad andare via ma che ne trattiene altrettanti che non riescono a staccarsi dalle proprie radici, quella che ti sa abbracciare e accoglierti con il suo calore ma dopo poco lasciarti da solo e farti sentire il freddo dell’indifferenza. Questo libro lascia il lettore con la sensazione di essere entrato nella profonda identità dei luoghi e di che li abita, con un po’ di tristezza per le mille potenzialità inespresse e per le tante promesse non mantenute.Ma oggi la nostra città com’è? Che aria si respira? «Oggi sembrerebbe – dice Alajmo – che si possa di nuovo conoscere un periodo di riscossa morale, qualcosa sta cominciando a cambiare e a muoversi dopo un periodo di pericolosa normalizzazione che l’ha attraversato negli ultimi anni». Speriamo che sia così, un augurio a cui si uniscono tutti quelli che a questa città sono legati, tutti i cittadini onesti che credono in un riscatto culturale di una terra che è stata a lungo ferita nella sua dignità.
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