ARTE E ARCHITETTURA
Palermo e i rifiuti: storia acre di una città che soffoca
Contenziosi, cattiva gestione, assemblee, ma il lieto fine sembra sempre lontano. Palermo soffoca nei rifiuti. Tra cumuli e incendi la situazione è drammatica
Questa è la storia di una città. Una città in che, nei mesi estivi e primaverili, un tempo risplendeva. Si racconta che la gente scendesse da casa per andare a mangiare un gelato o portare i bambini a passeggio godendosi le strade della città, che cominciavano a sapere di fiori, di foglie verdi, e presso le zone marine, di salsedine. Si racconta che avesse altri colori. Lontani da quelli della Palermo artigliata dai rifiuti di oggi.
La storia di Palermo non ha ancora un lieto fine. L'antagonista del racconto è l'immondizia. Un'antagonista che ha dei retroscena intricati. E intanto, il palermitano è stanco. Pieno di rancore. «Il caso dell'Amia è di gravità eccezionale, frutto di una scandalosa casta che ha distrutto una grande azienda e messo in ginocchio la città. Ho lasciato un'azienda ricca e ho trovato un'azienda saccheggiata da amministratori barbari che dovrebbero solo vergognarsi» , ha detto il sindaco Leoluca Orlando, dando vita ad uno scontro senza esclusione di colpi con Francesco Foti, Paolo Lupi e Sebastiano Sorbello, i tre commissari straordinari dell'Azienda.
E mentre i grandi si lanciavano insulti, gli operai dell'Amia si sono riuniti in assemblee. Perché il loro futuro non è roseo. Perché da settembre dello scorso anno i pagamenti sono stati rallentati. Lunedì 15 aprile erano tornati sulla strada. Ma, come dice un proverbio, Roma non è stata costruita in un giorno. E anche se gli operatori lavorano, la raccolta va a rilento per le problematiche della discarica di Bellolampo, cui si è aggiunta, ciliegina sulla già malriuscita torta, un'avaria ad uno dei trituratori.
Così, nella nostra storia, sono entrati in scena anche i mezzi pesanti. Ruspe grandi e grosse, mostri giganteschi al servizio del cittadino, per riuscire almeno a fare in modo che si possa uscire di casa. Perché sotto il sole di una già calda primavera, l'aria sta diventando irrespirabile. E i turisti storcono il naso, imprigionati negli hotel o camminando tra i monumenti. Perché nemmeno quelli sono stati risparmiati dai sacchetti di “munnizza”. I cittadini, intanto, si disperano. I cassonetti vengono incendiati per evitare di convivere con l'olezzo maleodorante, i bambini vengono tenuti a casa per evitare che vengano in contatto con i rifiuti abbandonati davanti ai cancelli delle scuole.
E in grandi, in questa storia disastrosa, in questa situazione di emergenza, continuano a lottare tra loro: I Commissari straordinari Amia si sono dichiarati «pronti a dimettersi, purché Orlando intervenga sul concordato: ha sempre detto di avere i soldi ma di non metterli a disposizione, causa la presenza dei commissari.I commissari pur di non far fallire Amia sono pronti, se il sindaco si impegna pubblicamente e con il Tribunale a garantire il concordato, a dimettersi immediatamente eliminando così il problema.»
E dal suo incontro con il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, che ha mostrato massimo impegno e disponibilità, il primo cittadino Orlando ha risposto che i fondi sono effettivamente esistenti, ma che la loro è solo l'ennesima manovra. «Perché la verità - ha affermato Orlando - è che nonostante il Comune abbia confermato la disponibilità del 49% delle azioni AMG, di un edificio storico del centro cittadino e dei crediti vantati verso gli ATO 1 e 4, l'affidabilità gestionale dell'azienda è ormai in crisi, dopo un decennio di gestione ordinaria, oggi al vaglio della magistratura, e di gestione straordinaria che non ha prodotto un solo atto volto a ridurre il deficit e risanare i conti».
Questa è dunque la storia di una città in attesa. Che spera, spera sempre. Di tornare a poter passeggiare per delle strade pulite senza dover saltare e fare slalom tra vetri rotti, sacchetti di immondizia e cassette di frutta marcia.
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