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Orlando: "a Palermo si può tornare". Solo da assessori?
Leoluca Orlando nomina il nuovo assessore alla Cultura di Palermo: è Andrea Cusumano, artista residente a Londra, che lascia l'Inghilterra per tornare in terra natìa
"A Palermo si può tornare". Questa è una delle frasi emblematiche che Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, ha pronunciato durante l'annunciazione ufficiale del nome del nuovo assessore alla Cultura: Andrea Cusumano, docente al "Goldsmiths College" di Londra e al contempo regista, scenografo, accademico, direttore d'orchestra e drammaturgo.
Si tratta di un vero e proprio colpo di scena, che ha sorpreso la scena palermitana. Dopo le dimissioni di Francesco Giambrone, che ha lasciato l'incarico in seguito alla nomina a sovrintendente del Teatro Massimo, molti erano stati i nomi dei presunti candidati che si sussurravano fossero pronti per la carica, tra cui quello di Giuseppe Marsala, con cui Andrea Cusumano ha collaborato negli ultimi due anni.
Il neo assessore, infatti, ha curato una serie di attività che hanno toccato i Cantieri Culturali della Zisa, pur vivendo nella capitale inglese. Il fatto che si tratti di un artista fuori sede non è casuale: la scelta del sindaco Orlando è mirata all'assenza di coinvolgimenti politici dell'artista.
Al suo attivo ha numerose collaborazioni con le principali istituzioni internazionali, oltre che la realizzazione di molteplici performance e installazioni. Riuscirà uno degli esempi più eclatanti del brain drain a dimostrare che i cervelli non fuggono e basta, ma possono tornare e cambiare le cose?
Certo, c'è chi storce il naso: tornare a Palermo da assessori è sicuramente più semplice che tornare senza un lavoro, senza aspettative. D'altro canto sorge spontanea una domanda: perché cercare un assessore a chilometri di distanza da una città carica di problematiche, quando il duro ruolo che gli si sta consegnando riguarda proprio le problematiche in questione?
A Palermo, o allargandosi, in Sicilia, non mancano personaggi e artisti altrettanto meritevoli, che mettono in atto ogni giorno processi di sensibilizzazione, battendosi spesso per un pugno di mosche. Nonostante questa amarezza di fondo, quello che ci auguriamo è che questo sia un inizio benaugurante: il primo, e non l'unico o l'ultimo, dei ritorni, in una terra che aspetta solo di cambiare.
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