CINEMA E TV
Nanookfilmfest, VII rassegna internazionale di documentari
È giunto alla sua VII edizione il Nanookfilmfest, festival dedicato ai documentari, rassegna internazionale ormai nota in tutto il mondo, dedicata al genere documentario di qualsiasi tipo, organizzato dall’associazione culturale Nanook di Palermo. Il Nanookfilmfest, infatti, conosciuto fino al 2004 come “Il Silenzioso Richiamo della Terra”, cambia nome «per una maggiore comunicativa per i rapporti con altri cineasti sparsi per il mondo», come sottolinea Giovanni Massa, direttore artistico e curatore della manifestazione, ma non perde la sua specificità che è quella cioè di trattare il genere senza alcuna limitazione riguardo ai temi trattati. Il festival nella sua sostanza si svolgerà a Palermo dal 25 al 27 novembre nel Salone delle Arcate di S. Maria dello Spasimo, ma altre iniziative sono ad esso connesse e precisamente: innanzitutto il giorno 24 novembre alle ore 16 un incontro con gli studenti dell’Accademia di belle Arti di Palermo, presso lo stesso istituto, costituirà una sorta di momento inaugurale della rassegna, quindi, in occasione della collaborazione del Nanookfilmfest con la rassegna “Visioni d'Archivio” curata dalla Filmoteca Regionale, le presentazioni, durante il festival, dei film “Le città del mondo” di Nelo Risi (Italia, 1975, tratto dall’omonimo romanzo di Elio Vittorini) e “Figli di Roma, città aperta” di Laura Muscardin (Italia, 2005) e, nelle settimane successive a quella del festival, delle proiezioni di filmati dedicati al “cinema reale”.
Hoolboom, dalla Lituania “Kaliause” di Rimantas Gruodis, dal Brasile “O inverno de Praga” di Tomas Creus, dalla Germania “The pet and the beast” di Gerhard Thiel, dalla Francia “Les artistes du theatre Brule” di Rithy Panh, dalla Turchia “Li serxaniyen Diyarbekire" ("On the roof of Diyarbekire") di Ozkan Kucuk e infine dagli Usa “Remembered earth” di John Grabowska. Si potrà prendere visione del programma completo della rassegna nel sito www.nanookfest.it. Il Nanookfilmfest, nonostante quanto detto, però, sotto il profilo economico, mantiene una sorta di carattere pionieristico, forse in ricordo del mitico Robert Flaherty, pioniere del genere, autore di “Nanook of the North” (film datato 1921, principale riferimento per gli appassionati del documentario e non solo) da cui il titolo della rassegna. Ironia a parte, difficile qualificare la mancanza assoluta o quasi (fatta eccezione per piccolissimi contributi percepiti) di un finanziamento pubblico per la rassegna da parte degli organi competenti. Ma, come il piccolo Nanook, l’esquimese protagonista del citato storico documentario, i nostri affronteranno le future incertezze con l’ardore e l’intraprendenza dei grandi esploratori (o semplici cacciatori) di un tempo, e sempre con coraggio e pervicacia, ed il motivo è semplice: quando si tratta di iniziative valide (e questo vale dal cinema al teatro allo sport, per qualsiasi cosa) nelle quali si crede (e a ben donde), si vuole e si deve andare avanti, anche senza il sostegno pubblico, e finchè si può … ciò non toglie però che occorrerebbe una maggiore attenzione da parte degli enti pubblici per queste realtà che tanto lustro danno alla nostra città. Comunque, lunga vita al festival!
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E le novità non sono finite, infatti quest’anno sarà assegnato per la prima volta il premio Documè, dato dall’omonima associazione, che consiste nella distribuzione nazionale, all’interno del circuito Documè, del film insignito del suddetto premio. Il festival è nato nel 1998 e da allora è cresciuto parecchio, imponendosi all’attenzione internazionale come valido appuntamento annuale per tutti gli operatori del genere, come confermano i 125 filmati arrivati per questa edizione da tutte le parti del mondo (contro i 50 dell’anno precedente). Di questi ne sono stati selezionati 21 e, ci dicono gli organizzatori, non si è trattato di un lavoro facile, non solo per il numero dei lavori pervenuti, ma anche per l’alta qualità degli stessi. Ecco allora che dall’Italia giungono “I nostri 30 anni – generazioni a confronto” di Giovanna Taviani, “Il medico delle bambole” di Mirko Caretta e Luca Pelini, “Due fratelli” di Pippo Onorati, “Mate y moneda” di Luca Bellino e “Mitumba” di Raffaele Brunetti, quindi arriva un filmato prodotto fra Lapponia e Finlandia, “Fata Morgana” di Anastasye Lapsui e Marku Lehmuskallio, mentre due sono dalla Finlandia, “Riot-on!” di Kim Finn e “Kubaan Valloitajat" ("Conquistadors Of Cuba") di Arto Halonen; due filmati arrivano pure da Israele, “Dunkel’s last film” di Taliya Ohaion e “ The escape artist” di Rachel Rusinek, e poi uno da Taiwan “Stone dream” di Hu Tai-li, dal Belgio “Le gout du Koumiz” di Xavier Christiaens, dall’Austria “Secrets of the Adriatics” di Michael Schlamberger, dalla Palestina “I trasgressori saranno severamente torturati” di Fayçal Hassairi, dal Canada “Public lighting” di Mike Hoolboom, dalla Lituania “Kaliause” di Rimantas Gruodis, dal Brasile “O inverno de Praga” di Tomas Creus, dalla Germania “The pet and the beast” di Gerhard Thiel, dalla Francia “Les artistes du theatre Brule” di Rithy Panh, dalla Turchia “Li serxaniyen Diyarbekire" ("On the roof of Diyarbekire") di Ozkan Kucuk e infine dagli Usa “Remembered earth” di John Grabowska. Si potrà prendere visione del programma completo della rassegna nel sito www.nanookfest.it. Il Nanookfilmfest, nonostante quanto detto, però, sotto il profilo economico, mantiene una sorta di carattere pionieristico, forse in ricordo del mitico Robert Flaherty, pioniere del genere, autore di “Nanook of the North” (film datato 1921, principale riferimento per gli appassionati del documentario e non solo) da cui il titolo della rassegna. Ironia a parte, difficile qualificare la mancanza assoluta o quasi (fatta eccezione per piccolissimi contributi percepiti) di un finanziamento pubblico per la rassegna da parte degli organi competenti. Ma, come il piccolo Nanook, l’esquimese protagonista del citato storico documentario, i nostri affronteranno le future incertezze con l’ardore e l’intraprendenza dei grandi esploratori (o semplici cacciatori) di un tempo, e sempre con coraggio e pervicacia, ed il motivo è semplice: quando si tratta di iniziative valide (e questo vale dal cinema al teatro allo sport, per qualsiasi cosa) nelle quali si crede (e a ben donde), si vuole e si deve andare avanti, anche senza il sostegno pubblico, e finchè si può … ciò non toglie però che occorrerebbe una maggiore attenzione da parte degli enti pubblici per queste realtà che tanto lustro danno alla nostra città. Comunque, lunga vita al festival!
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