AMBIENTE
Meta turistica anche se vietata: la Riserva di Palermo è pericolosa e nessuno se ne occupa
Un paradiso terrestre chiuso al pubblico da oltre dieci anni per il pericolo di caduta massi ma ci si entra lo stesso: le associazioni vogliono chiarezza su Capo Gallo
Capo Gallo a Palermo, l'ingresso della Riserva
Il tratto di costa che chiude a nord la piana di Palermo è l’ultimo baluardo di un litorale che ormai non esiste più. Da Barcarello a Mondello passando per Capo Gallo, scogliere e falesie si rincorrono per svariati chilometri, in un contesto paesaggistico libero dalle metastasi di quell’abusivismo edilizio che ha massacrato il territorio palermitano e buona parte della nostra regione.
Le gigantesche pareti di calcare precipitano in un mare ancora pulito e protetto, alla meno peggio, dall’Area Marina Protetta che ingloba anche l’isola delle Femmine. A terra, sui pendii scoscesi dei detriti di falda, i numerosi endemismi vegetali, tra cui una ginestra che cresce soltanto qui (Genista gasparinii) e il Limonio di Palermo (Limonium panormitanum), costituiscono quel mosaico naturale che rende la Riserva Naturale Orientata di Capo Gallo un posto unico in Sicilia.
Un gigantesco cartello in plexiglass, posto all’ingresso della riserva, recita a chiare lettere “Divieto di accesso al pubblico”.
Motivo? L’incombente pericolo di caduta massi. Ma per raccontare questa storia tocca fare alcuni passi indietro. Le alte pareti di Monte Gallo e Pizzo Sella, così esposte alle intemperie, fanno il loro dovere geologico: si sgretolano. Lo sa bene il Comune di Palermo che, già nel 2007, aveva emesso un "avviso ai cittadini", per allertare i visitatori dell’incombente pericolo di caduta massi ed eventuale «Possibile perdita di vite umane, gravi danni agli edifici e alle infrastrutture».
Consigli? "Transitare con prudenza". Dopo circa 5 anni un nuovo cartello è comparso in piena Riserva, all’imbocco del Sentiero di Costa Spartivento, il bellissimo percorso che porta a mezzacosta sopra la Puntazza (zona Avamposto).
Sostanzialmente l’avviso ripeteva quello del 2007: il cartello avvertiva che si era in un tratto interessato da gravi fenomeni di dissesto geomorfologico, senza però formalmente vietarne l’accesso. E così si giunge all’estate del 2017.
Pur essendo sempre validi gli avvisi emessi dal Comune di Palermo, in località Avamposto, si è pensato bene di organizzare concerti per tutto il mese di luglio. Sì, concerti, con sistemi di amplificazione audio, in zona di rispetto Buffer Zone della zona a massima protezione della Riserva Naturale Orientata e soprattutto in piena area "ad altissimo rischio geomorfologico".
Un’idea che non solo ha fatto infuriare le Associazioni ambientaliste (non esisteva una valutazione di incidenza per attività simili) ma che è stata protagonista di una singolare coincidenza (forse). Il 30 luglio scorso, mentre una band allietava gli avventori dell’Avamposto, un testimone ha segnalato il distacco di un grosso masso che, dalla parete sopra la zona dell’Urico, ha rotolato fino ad arrestarsi a mezzacosta.
Casualità o no, l’Ente Gestore ha disposto dopo poche settimane gli avvisi di divieto di accesso alla riserva per pericolo caduta massi. Cartelli che sono ancora affissi, nell’indifferenza generale.
Ogni giorno decine e decine di persone entrano nella riserva: amanti del jogging, visitatori, turisti, famiglie con bambini, per non parlare dei residenti. Gente che, stando alle informazioni affisse, rischia la propria vita per una passeggiata nella natura.
Le associazioni adesso, tra cui Legambiente circolo MesoGeo, Pro Loco "Nostra Donna del Rotolo" – Vergine Maria e Associazione Comitati Civici, chiedono un nuovo regolamento, ma soprattutto vogliono sapere se è stata emessa un’ordinanza regionale che vieta l’accesso al pubblico.
Se la falesia di Pizzo Sella e Monte Gallo è un problema di pubblica sicurezza, è bene chiarire la situazione e fare qualcosa prima che cominci la stagione estiva o peggio ancora prima che ci scappi il morto.
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