ARTE E ARCHITETTURA
Mauro D’Agati, fotografia dietro le sbarre
Gli scatti di Mauro D’Agati (Palermo, 1968) svelano quasi oggettivamente, senza orpelli né sentimentalismi, una realtà sociale che viene sistematicamente dimenticata o probabilmente rimossa dalla collettività, dalla politica e dalle coscienze di noi tutti. Le dodici case circondariali, i quattro manicomi criminali e l’istituto penale minorile che il fotografo siciliano ha voluto visitare dal 2001 al 2007 ci impongono di aprire gli occhi su una porzione di vita troppo forte e amara ma che è comunque parte della nostra società civile. D’Agati ha visitato le carceri di tutta Italia, da Pagliarelli e l’Ucciardone a Palermo a San Vittore a Milano, da Rebibbia a Roma a Poggioreale a Napoli e al carcere minorile di Nisida. I settantacinque scatti realizzati in questo reportage vengono proposti in una mostra allestita nello “Spazio B quadro” della galleria Biotos (via XII Gennaio 2, visitabile fino al 16 marzo, dalle 10 alle 12.30 e dalle 17 alle 19.30; domenica, dalle 10 alle 12.30). “Dentro”, curata da Gioacchino De Simone e Noemi Troja dell’Associazione Architectural Noise, è patrocinata della Provincia Regionale di Palermo e prevede una sezione dedicata agli ospedali psichiatrici giudiziari. Un ulteriore spazio è riservato alle immagini realizzate nel 2007 all’interno dell’istituto di pena calabrese “Luigi Daga” a Laureana di Borrello. Scrive Ferdinando Scianna nel testo in catalogo “in queste fotografie dirette, precise, non sentiamo, lodevolmente, prediche, giudizi. Non affrontano, queste immagini, il terribile problema della giustizia. Molti, certamente, se non tutti (ma questa eccezione terrorizza), hanno “meritato” di perdere la libertà a causa del dolore inferto ad altri uomini, alla più generica società. Ma non a questo pensiamo guardando queste fotografie. La gloria della fotografia, ho sempre pensato, è che solo si può coniugare al singolare. Non si può fotografare il carcerato, ancora meno il mondo carcerario. Solo si può fotografare quell’uomo, quel carcerato, quella donna, in quello spazio, in quella mancanza di spazio dentro un tempo inutilmente, orribilmente lungo. Un uomo, una donna. Il nostro specchio. Noi.” Anche in altri scatti realizzati da Mauro D’Agati ciò che emerge di fronte all’obiettivo è il singolo individuo che, protagonista, si mostra in un atteggiamento naturale, sincero o in posa ma comunque sempre sé stesso.
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