MUSICA
Marta sui Tubi, strenna rock a Palermo
L'Oltre ai pacchetti sotto l’albero, questo Natale ci regala anche il rock acustico psichedelico dei Marta sui Tubi che, domenica 25 dicembre alle ore 22, proporranno ai Candelai, a Palermo (via Candelai 65), brani vecchi e nuovi. Il loro primo cd, “Muscoli e dei”, è del 2003. L’anno successivo sono stati eletti al Mei come "Gruppo dell’anno 2004", e quest’anno è uscito un nuovo cd, “C’è gente che deve dormire”. Alla calda e potente voce di Giovanni Gulino e alla chitarra acustica di Carmelo Pipitone (entrambi siciliani, nucleo del gruppo), si è unita la batteria di Ivan Paolini. Balarm.it ha contattato telefonicamente Giovanni, in studio di registrazione a Milano.
Dalla Sicilia a Bologna. E ora Milano. Perché questi trasferimenti?
«Penso che la buona musica possa farsi dappertutto ma diverse sono le opportunità che ti offrono le varie città. Milano è piena di locali, agenzie, etichette, è un luogo dove l’industria discografica è fiorente. Ci siamo trasferiti ormai due anni fa e sicuramente abbiamo avuto delle possibilità che altrove non avremmo avuto».
«“C’è gente che deve dormire” è un disco completamente diverso, innanzitutto per le atmosfere. “Muscoli e dei” aveva sì dei momenti di tristezza e di buio, ma in complesso era più gioioso, mentre questo è un disco autunnale, ha bisogno di freddo per essere ascoltato. Ci sono canzoni a cui teniamo tanto, molte del periodo di “Muscoli e dei”, altre finite addirittura in fase di registrazione. E poi è diversa la genesi: il nostro primo disco è nato quasi per caso, doveva essere una demo. Per questo, invece, ci siamo ritrovati molta più responsabilità sulle spalle, lasciando comunque spazio alla spontaneità: abbiamo passato dei bellissimi fine settimana in una casa di campagna nel bresciano, registrando in presa diretta la sera davanti al caminetto».
I pezzi di “Muscoli e dei” oscillavano tra la rabbia di parole urlate che si inseguono a velocità folle da un lato, e rarefazione, lenta malinconia dall’altro: adesso c’è più equilibrio?
«Anche in “C’è gente che deve dormire” ci sono cose bizzarre, ma abbiamo cercato di essere più psichedelici e meno folk, un po’ meno spigolosi nei ritmi e nella musica mantenendo un che di forte nei testi. È un disco un po’ più canonico, avvolto in una nebbiolina rarefatta, ricco di pezzi “spirituali”».
Il video di “Perché non pesi niente” è stato realizzato a Poggioreale vecchia, in provincia di Trapani: come mai questa scelta?
«Quest’estate abbiamo girato un po’ tutta la valle del Belice alla ricerca di una location per il video di questa canzone malinconica, che evoca presenze, spettri, ricordi. Alla fine Poggioreale ci è sembrata la scelta più suggestiva. È un paese fantasma, abbandonato, distrutto dal terremoto del 1968, luogo di spettri e ricordi, appunto».
A Palermo sarete in duo, senza batteria. Questo assetto acustico rende più intimo il rapporto con il pubblico?
«Credo che il rapporto con il pubblico dipenda da come si riesce ad essere sul palco, indipendentemente dall’assetto. Certo, con o senza batteria c’è differenza, non si può fare tutto allo stesso modo, ma il suonare in duo è nel nostro dna, siamo nati così, ci siamo abituati».
In questo momento siete in studio: già alle prese con un nuovo disco?
«No, no, stiamo registrando una nuova versione di un pezzo di cui per il momento non faccio il titolo. Nei prossimi mesi abbiamo moltissimi concerti in giro per l’Italia e sarà un po’ una scommessa perché affrontiamo locali grandi e importanti e vedremo se saremo capaci di riempirli. Poi, a gennaio, gireremo un nuovo video, probabilmente a Bologna».
Un’ultima domanda: da dove nasce il nome Marta sui tubi?
«Eh, nessuno lo sa, circolano varie storie e leggende sulla sua origine. Una di queste vuole che Marta sia stata una ragazza che abbia avuto due storie parallele con me e il chitarrista, ma se sia vero… Un’altra dice che anagrammando le tre parole esca fuori il vero significato del gruppo. I tubi, poi, sono un oggetto di conduzione fantastico, ci può passare dentro di tutto: non ci precludiamo nessuna possibilità».
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