ATTUALITÀ
Lombardo lascia. Fine (mistica) di un governo
Dopo le dimissioni del governatore al via la corsa alle regionali nel caos creativo di partiti e alleanze. Mentre la spending review (e non solo) va in soffitta
Nel suo ultimo giorno da presidente della Regione Raffaele Lombardo non si è (e non ci ha) risparmiato praticamente nulla. Nè le nomine dell'ultimo minuto - tra cui i due nuovi assessori che resteranno in Giunta assumendo le deleghe agli Enti Locali e all'Energia che aveva tenuto per sè dopo l'addio di Marino e della Chinnici - nè l'ennesimo attacco contro l'allarme "criminale" sul rischio default che negli ultimi giorni lo aveva praticamente obbligato a incontrare il premier Monti e a prendere precisi impegni (ancora tutt'altro che onorati).
Non si è (e non ci ha) risparmiato nemmeno il misticismo dell'addio. E non solo per quei 12 assessori portati al ristorante per un'ultima cena poco dopo aver pronunciato a Sala d'Ercole l'ultimo discorso. Ma soprattutto per quell'esserci e non esserci allo stesso tempo con cui dovremo, volenti o nolenti, fare i conti per altri tre mesi, quando la Sicilia sarà chiamata alle urne per scegliere il nuovo governo regionale, presumibilmente il 28 e il 29 ottobre (ma chissà, Lombardo dice e non dice, forse anche un pò prima). E per decidere se cambiare pagina o semplicemente fare finta.
E si, perchè di qui in avanti Lombardo continuerà, sia pure dimissionario, a occuparsi dell'ordinaria amministrazione, proprio come la sua Giunta che sarà guidata dal suo vice Massimo Russo. E dunque ci sarà, pur non essendoci.
D'altronde di questioni in sospeso ne sono rimaste tante. A cominciare dalla spending review, praticamente al palo (il testo del provvedimento predisposto in fretta e furia all'indomani del faccia a faccia con Monti è bloccato in Commissione Bilancio) e che Lombardo promette di portare avanti per via "amministrativa". Come se si trattasse dell'ordinario, appunto, e non di una misura di straordinaria urgenza come aveva spiegato fino a poche ore fa l'assessore al bilancio Armao. Persino il tanto sbandierato taglio del numero dei deputati dell'Ars, da 90 a 70, legge approvata in prima lettura in Senato ma ferma alla Camera, andrà a farsi benedire.
Misticismo o meno, comunque, l'era Lombardo si chiude. E cala il sipario su quattro anni politicamente turbolenti e amministrativamente discutibili. Quattro anni segnati da ribaltoni disinvolti e insolite alleanze, che il governatore ha pilotato con destrezza. Chiudendosi in un fortino di fedelissimi (una schiera sempre più folta grazie a un sistema, quello delle nomine, non certo nuovo) e abbattendo quelli degli altri, alleati compresi. Così è accaduto con l'Udc, e poi con il Pdl, e da ultimo (solo ultimo) il Pd che per il suo appoggio tecnico a Lombardo, ritirato solo in extremis e solo sulla spinta delle vicende giudiziarie dell'ex governatore, paga un prezzo piuttosto alto.
Tre mesi appena per dare alla Sicilia un nuovo governo. Che potrebbero non essere molti, a giudicare dal panorama politico frammentato che ci troviamo davanti. Ma la girandola dei nomi si è già messa in moto. E accanto a quelli già annunciati nelle scorse settimane ne arrivano di nuovi proprio in queste ore.
In campo ci sono Rosario Crocetta, l'ex sindaco di Gela, che alle comunali di Palermo è stato big sponsor di Fabrizio Ferrandelli e che piace a parte del Pd, e Claudio Fava che invece si candida con un movimento suo ma con l'appoggio di una parte di Sel. E c'è un Pd che non ha ancora fatto nomi ma che potrebbe, sull'onda della Speranza bersaniana, presentarsi in tandem con l'Udc.
Sul fronte opposto ha rotto gli indugi Innocenzo Leontini, il capogruppo del Pdl all'Ars che ha appena presentato la sua candidatura ufficiale (dichiarando di voler dare una mano ad Alfano, che lo stesso Berlusconi però vedrebbe bene, così si mormora, nelle vesti di governatore siciliano) al fianco di Rudy Maira, capogruppo del Pid-Cantiere Popolare. Un'altra alleanza "inedita" che però ha grandi ambizioni. Perchè ha già aggregato "Noi Sud" e i socialisti di Stefania Craxi. E perchè vuole allargare il cerchio il più possibile, Mpa compreso. Ma come, l'Mpa di Lombardo? Già, d'altronde ora che Lombardo non c'è più - spiega Leontini - siamo aperti al dialogo.
Mistiche aperture. A chiudere invece - almeno per le ferie - è l'Ars, che con le dimissioni di Lombardo è stata formalmente sciolta dal presidente Cascio. Potrà riunirsi ancora, certo, ma con la corsa alle regionali, e alle alleanze, difficile che i deputati di Sala d'Ercole abbiano altro a cui pensare.
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