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Lella Costa, un'Alice fra le meraviglie smarrite

  • 27 novembre 2006

L’Alice di Lella Costa, in giro per l’Italia, prosegue il suo viaggio facendo tappa a Palermo al teatro Metropolitan (viale Strasburgo, 358) il 29 e il 30 novembre, alle 21.15. “Alice, una meraviglia di paese”, questo il titolo dello spettacolo diretto da Giorgio Gallione, si apre con un fiabesco «c’era una volta» incipit, in realtà, di tante storie drammatiche di infanzie negate. Il personaggio di Lella Costa, avvolta in un abito ricamato, non è infatti solo la bambina-adulta curiosa che segue il Bianconiglio di “Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carroll. "Alice" è l’omonima radio bolognese che negli anni settanta raccontava in diretta un mondo che cambiava dando voce ai sogni e alle speranze di una generazione.

E l’Alice musicale «che si fa il whisky distillando i fiori» di Fabrizio De Andrè, è quella che « guarda i gatti» di Francesco De Gregori. E’ l’Alice del grande schermo di Martin Scorsese (“Alice non abita più qui”), Woody Allen (“Alice”), Wim Wenders (“Alice nelle città”) e Arthur Penn (“Alice’s Restaurant”) fino a tornare a quella del paese delle meraviglie di Walt Disney. Alice dalle mille sfaccettature che tra logico e illogico scivolerà a narrare storie atroci in paesi per nulla meravigliosi dove i bambini sono venduti, fatti prostituire e imbracciano fucili per fare la guerra. Ci sono i ragazzi desaperacidos di Buenos Aires, ai tempi della dittatura, che non sono mai diventati grandi o quelli di Beslan morti il primo giorno di scuola durante un attacco terroristico.

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C’è anche la storia di Federico Nessuno, che, a 7 anni, vede la sua famiglia sterminata dai nazisti e diventa cieco. Una galleria di fotografie raccontate con la voce di Lella Costa e le musiche di Stefano Bollani. La scenografia è fatta con strascichi lunghissimi di lenzuola come un’accogliente coperta di Linus, dove rifugiarsi a piangere e nascondersi dalle brutture dell’uomo che vive, senza rendersene conto, in un mondo alla rovescia. «Così potremo scoprire - dice il regista, Giorgio Gallione - che anche il nostro mondo, come quello di Carroll, è solo un gioco illusorio di ombre e luci dove si può entrare attraverso una screpolatura dell’aria, un foro della terra o un'improvvisa debolezza nella superficie di uno specchio. Alice in palcoscenico può significare allora coltivare programmaticamente il nonsenso, ma Alice è anche inseguire una specie di speranza disperata consapevoli che talvolta viviamo prigionieri dei sogni altrui e che la meraviglia di paese in cui viviamo spesso è nient'altro che un mondo odioso e sgarbato, popolato da re e regine malvagie e da ciclopi ipnotizzatori col volto a forma di monoscopio».

Alice così può pronunciare battute ironiche e sarcastiche: parallelismi tra i personaggi delle fiaba e quelli che dominano o hanno dominato la scena politica italiana. “Alice, una meraviglia di paese” è l’occasione per intrufolarsi nella fantasia e nell’invenzione linguistica ma è soprattutto un pretesto per guardare in faccia la nostra società con tutti i suoi paradossi e controsensi. Informazioni e prevendite allo 0916888583 oppure allo 0916889024; botteghino: 0916887513.

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