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"Le piste dell'attentato", il sergente Sarti torna in un fumetto cult

  • 19 dicembre 2005

Dall’avvincente vesta grafica, per il “nostalgico” seguito del sergente Antonio Sarti , ma soprattutto per chi poco ne sa del simpatico “questurino”, la Dario Flaccovio Editore pubblica il fumetto “Le piste dell’attentato” (euro 12), riproponendo ai lettori le stesse tavole in bianco e nero pubblicate nel 1985 sull’ormai cult rivista a fumetti “Orient Express”. Attraverso la matita di Gianni Materazzo, i disegni danno un volto al più noto personaggio di Loriano Macchiavelli, raccontato dall’autore per la prima volta nel ‘74 nella prima edizione di “Le piste dell’attentato” (ed. Campironi, 1974), volto ritrovato successivamente in Gianni Cavina nella serie televisiva prodotta da Rai Due nel 1988 “L'ispettore Sarti - un poliziotto, una città”. Nato a Vergato (Bologna) nel 1934, Macchiavelli muove i suoi primi passi all’interno dell’ambiente teatrale da attore, per poi divenire autore di diverse opere teatrali e approdare al romanzo poliziesco proprio con il famoso sergente Sarti. I suoi libri sono stati tradotti in diverse lingue, e lo scrittore ha fondato insieme ad altri nove nomi altrettanto noti nell’ambiente libresco (fra cui Pino Cacucci e Carlo Lucarelli) il cosiddetto “Gruppo 13”, che ha pubblicato diverse antologie di racconti gialli, polizieschi e noir.

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Anticipato dall’introduzione di Francesco Guccini e dalle parole dell’autore e dello stesso disegnatore, il fumetto è uno scorcio della Bologna degli anni Settanta, la stessa Bologna disegnata in maniera molto più delirante da Andrea Pazienza (per gli amici “Paz”), quella della ruggente "Pantera nera" del movimento studentesco, quella degli attentati e dell’esplosivo del quale ancora purtroppo non siamo riusciti a liberarci. Il giallo si intreccia fra politica, pallottole e bassifondi, passando attraverso i “circoli del tennis” e finendo in una notte fredda in cui si muovono le “lucciole”, in un quadro fitto di singolari personaggi: il capo ispettore che demonizza la sinistra e il suo seguito capellone, Felicita che si dà per soldi, l’anarchico Rosas che legge Majakovski, Tiroideo il “protettore”, e su tutti il sergente Sarti Antonio… quasi l’antagonista dell’ispettore virile e intuitivo, che risolve il caso “ a suo modo”. La storia inizia proprio con un attentato alla stazione radio dell’Esercito, motivata dalla “missione” anticapitalista delle “Brigate rivoluzionarie”, e con l’attacco di colite del nervoso sergente, che deve rinunciare all’“intimità” dettata dal dolore per dare il via alle sue indagini. Quasi subito punterà la pistola sui primi sospetti: una coppia di ragazzi intenti a “pomiciare” nei boschi della periferia bolognese. Da lì in poi azione e ironia, il resto è da leggere e tutto da guardare. Dice Guccini nella sua prefazione: «Il fumetto porta dentro di sé una grande carica di fantasia. La matita, si sa, non è la macchina da presa (…). Se c’è un'esplosione, alla tv si sente, ma se semplicemente disegno “bo-hom!” e una serie di circoli lampeggianti attorno, me la devo immaginare».

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