CINEMA E TV
“Le couperet”, gran film di denuncia fotografia dei nostri tempi
Le couperet (Cacciatore di teste)
Francia, Belgio, Spagna, 2005
di Constantin Costa-Gavras
con José Garcia, Karin Viard, Geordy Monfils, Christa Theret, Ulrich Tukur, Olivier Gourmet, Yvon Back
È un sensazione assai piacevole quella che si prova quando ci si risveglia al mattino dopo una notte tormentata da sogni agitati, diciamo pure incubi, e ci si rende conto della propria realtà, per fortuna assai diversa da quella che ha appena impegnato funestamente la nostra mente, illudendo pur se nel sonno i nostri sensi. Ci sentiamo risollevati e anche animati da un certo spirito positivo verso tutto quel che ci circonda. Bene, è un sentire diametralmente opposto a questo quel che invece ci accompagna durante la visione del film “Le couperet”, da noi diventato “Cacciatore di teste”, bellissimo ultimo lungometraggio di Constantin Costa Gravas che con quest’opera conferma il suo profilo di cineasta impegnato da sempre in opere di denuncia. Questo film infatti completa adeguatamente quell’elenco di sue pellicole di forte impegno sociale, quali “Zeta, l’orgia del potere”, “Missing” (1982), “Music box” (1989) e “Amen” (2002). Quel che contraddistingue però questo “Le couperet” dai suoi precedenti lavori, è il profondo tono di rimprovero del regista nei confronti di una società che si sta autodistruggendo, che ha ormai perso di vista ogni valore etico e che arriva ad ammettere, seppur con una qualche condizione, la machiavellica temibile massima “il fine giustifica i mezzi”. È un’Europa dolente quella che qui ci viene mostrata. La vicenda è ambientata fra la Francia e il Belgio, dove dietro l’apparente compostezza delle villette linde e gradevoli alla vista, impera una realtà dura e ingiusta corredata in tono da una televisione violenta e volgare e da immagini pubblicitarie di donne seminude ovunque.
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