CULTURA
La "Trimmutura": la leggenda palermitana della prostituta diventata mito
Una figura incastrata tra mito e realtà che ha vissuto a Palermo: una prostituta avanguardista di cui si sa molto poco e spesso confusa con altre colleghe
Una frame del film "Malena" di G. Tornatore
Ma la Trimmutura è una prostituta non facilmente collocabile nel tempo e nello spazio: c'è chi dice che abbia vissuto a Palermo ai tempi delle case chiuse, chi dice che abbia vissuto negli anni Sessanta ma lavorato fino agli anni Ottanta, chi l'ha vista al porto e chi al Capo.
In realtà le testimonianze reali e i ricordi messi a disposizione da chi l'ha conosciuta si contano sulle dita di una mano e, spesso, si mescolano con il mito tutto cittadino di questa portentosa creatura.
La "Trimmutura" (in palermitano tre motori) era a quanto pare una professionista di chiara fama di cui però non si sa praticamente nulla. Molti, per esempio, la confondono con una tale Nicoletta. Tale Nicoletta che oggi, a mo' di insulto o paragone, viene citata completa di epiteto "A Trimmutura" - esempio: "ma chi è, Nicoletta a Trimmutura?". Ma lei e la Trimmutura sono in realtà due persone diverse, anzi erano rivali.
Un testimone, "zio Ciccio", intervistato da Lucio Luca per la redazione del libro "Puelle, non donne di strada", racconta che anche la leggendaria Trimmutura, era attiva per strada durante la legge Merlin, che solo nel febbraio del 58 avrebbe abolito in Italia le case di tolleranza.
Sul finire degli anni Cinquanta si era spostata dalla zona di Porta Felice a quella del mercato ittico ma era nata all'Albergheria. Era costume tra le donne di basso ceto sociale darsi da fare per tirare su qualche soldo durante il periodo bellico: gli uomini di casa erano lontani ma la famiglia andava comunque mantenuta, tuttavia era consigliabile lavorare lontano dal quartiere di residenza.
Un modo per sopravvivere, questo era la prostituzione per Maria, questo sarebbe il vero nome, che venne subito nota come la "Tre Motori" grazie alla disponibilità d'uso di tutti e tre gli orifizi del corpo. Una pratica del tutto fuori dal comune per l'epoca e per gli standard dei casini, che avevano delle regole ben precise, che la Trimmutura poteva mettere in atto proprio perché lavorava sul marciapiede: una skill insomma, che le dava una marcia in più rispetto alle altre.
Sbagliando, alcuni credono che il soprannome provenga per la figura abbondante o per il numero di prestazioni eseguite, ma al limite l'altra storia verosimile è quella che invece vede Maria - raccontano testimoni - vittima di un incidente e con una protesi alla gamba che la costringeva a un'andatura molto lenta: "a tre".
Siamo in pieno boom economico e la Trimmutura, un donnone alto e irriverente, era una professionista di fama che lavorava soprattutto fuori dal centro storico e che aveva aperto di fatto le porte alla prostituzione di strada e, proprio per questo, l'appellativo "Trimmutura" era diventato sinonimo di donna da marciapiede.
Tornando alla leggenda: un altro errore comune è quello di confonderla con una collega che in realtà si chiama(va) Santina, una prostituta che stava alle falde di Monte Pellegrino tra gli anni Settanta e Ottanta, proprio sulla rotonda all'inizio del percorso per il santuario di Santa Rosalia, accomodata su una sedia pieghevole accanto un baracchino in legno.
«Non c'è modo di sapere che fine abbia fatto la Trimmutura nè, in realtà, se sia davvero esistita - commenta Flavia Corso, organizzatrice del tour "Palermo a luci rosse" - come del resto anche Nicoletta, Santina, Sabella e le altre: storie che si perdono nella tradizione della città e nei ricordi nostalgici di vecchi clienti».
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