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La giustizia tarda? Quello che non tutti sanno

Paralisi della giustizia italiana? Lentezza dei processi in tribunale? Come racconta l'avvocato Mattia Vitale, esiste una legge che tutela i ritardi legislativi

  • 1 dicembre 2012

La giustizia italiana annovera storie di screzi portati in tribunale che hanno dell'incredibile per la banalità del caso e l'ovvietà nella risoluzione: dissidi tra condomini, liti per sinistri stradali, cause di separazione. Indipendentemente dai protagonisti delle storie portate in aula, la caratteristica comune a tutti i casi sta spesso nella sentenza che tarda ad arrivare anche decenni dopo l'inizio della causa.

Come ben noto, infatti, tra gli svariati problemi che affliggono la giustizia italiana si "posiziona tra i primi posti" quello relativo al ritardo con cui vengono definite le controversie nei tribunali del nostro paese. Non tutti sanno però che quando un processo si conclude oltre un termine ragionevole, si può fare ricorso per ottenere il pagamento di una somma di denaro da parte dello Stato. Lo strumento per difendersi dall'immobilismo della giustizia si chiama legge Pinto (legge. n. 89/2001) e prevede il diritto ad un risarcimento nel caso in cui il processo sia durato più di tre anni in Tribunale (primo grado di giudizio), più di due anni innanzi alla Corte di Appello (secondo grado di giudizio), oltre un anno in Cassazione (giudizio di legittimità); e ciò a prescindere dal fatto che abbiate promosso o no subito il giudizio.

La somma che si può ottenere varia da 500 a 1.500 euro per ogni anno, o frazione di anno superiore a sei mesi, che eccede il termine ragionevole di durata del processo: la misura del risarcimento dipende dall'esito del processo, dal comportamento del giudice e delle parti, dalla natura degli interessi coinvolti, e dal valore e rilevanza della causa.

La legge considera ragionevole un giudizio che abbia una durata di tre anni in primo grado. Sforata questa soglia di attesa, si potrà chiedere un risarcimento per gli anni di ritardo nella conclusione. Se ad esempio la conclusione di una causa in primo grado arriva dopo 7 anni, la somma che si potrà ottenere per i quattro anni di ritardo varierà da un minimo di 2.000 euro (500 euro per 4 anni) ad un massimo di 6.000 euro (1.500 per 4 anni), a meno che il valore della causa conclusasi con ritardo sia inferiore a tali importi (in tal caso il risarcimento sarà di minore entità). Se siete stati quindi "vittime" di processi durati troppo a lungo, sappiate che la lunga attesa per lo Stato ha un prezzo: questa volta però non sarete voi a pagare (una volta tanto!).

Attenzione però: la possibilità di fare ricorso non è concessa in eterno. La domanda può essere proposta entro il termine di sei mesi dal momento in cui la decisione che ha concluso il processo è divenuta definitiva. L'informazione è la migliore arma che un cittadino può impugnare per far valere un suo diritto: le informazioni diffuse con questo articolo hanno ovviamente carattere generale, ma per i dettagli basta consultare la legge n. 89/2001 e le successive modifiche introdotte dalla legge 134/2012.

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