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La civiltà possibile

  • 16 novembre 2006

DIRITTO DI SOGNARE (UN’ITALIA SENZA MAFIA)
Italia, 2006
Di: Renzo Rossellini
Con la partecipazione di: Rosario Crocetta – Sindaco di Gela, Nicolò Marino – Sostituto procuratore di Caltanissetta, Rita Borsellino - Deputato all'Assemblea regionale siciliana, Ettore Rosato – Sottosegretario agli Interni, Salvatore La Rosa – Primo dirigente Polizia di Stato di Gela, Michele Pennini – Vescovo di Piazza Armerina, Pietro Grasso – Procuratore Nazionale Antimafia, Tano Grasso – Presidente onorario FAI, Giancarlo Caselli – Procuratore Generale, Giuseppe Lumia – Vicepresidente Commissione bicamerale Antimafia


Che l’antimafia (o quel che ne rimane) sia, oggi più che mai, un problema di sopravvivenza lo abbiamo capito in questi giorni al Cinema Lubtisch. Dalla mattinata svoltasi nella sala periferica di Bonagia è arrivato un chiaro messaggio rivolto a quegli spettatori che formano la ristretta élite di frequentatori del cinema d’essai, utile a fronteggiare il crescente disinteresse per la Settima Arte che, a Palermo, mostra il grande pubblico. In quello che è diventato un vero e proprio avamposto della qualità, Renzo Rossellini, figlio del monumentale Roberto, si è posto alcune motivate domande partendo da un noto appello di Antonino Caponnetto, compianto fondatore del “Pool antimafia”: «Italiani, se ci siete, battete un colpo e fatevi sentire».

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Il riferimento è a quei legami allora come oggi persistenti tra Cosa Nostra e “certa” politica, quei legami non solo giudiziari ma, forse, ideologici che portarono Andreotti davanti ai giudici di Palermo (citiamo solo il caso più clamoroso risoltosi) e la cui nomenclatura si è nel frattempo rinnovata. L’occasione è stata il documentario “Diritto di sognare”, realizzato da Renzo Rossellini, che raccoglie importanti testimonianze sui nodi ancora non sciolti dell’odierna Italia di fronte al fenomeno “Cosa Nostra”. Il film è suddiviso per capitoli corrispondenti ad altrettante domande molto ben formulate e a cui si cerca di dare delle risposte concrete.

In nome di tale concretezza l’operazione è dedicata all’importante padre del Neorealismo di cui quest’anno ricorre il centenario, insieme a quello di Mario Soldati e di Luchino Visconti. A volere come sede ideale il Cinema Lubitsch per la presentazione del suo docufilm è stato lo stesso Rossellini, scegliendo una struttura di frontiera dove il cinema è ancora uno strumento per abbattere barriere culturali e sociali. Presenti in sala, oltre all’autore, c’erano il produttore Mario Coppotelli, il sindaco di Gela Rosario Crocetta, in prima linea nella sua lotta giornaliera contro il potere mafioso (uno dei capitoli è intitolato “Gela un caso a parte"!), e avrebbe dovuto esserci Rita Borsellino (una delle protagoniste del documentario), assente per impegni in una certa assemblea.

La defezione ha generato qualche polemica in sala da parte del gestore Paolo Greco che ha espresso tutto il suo rammarico e ha difeso l’iniziativa in cui erano coinvolte le scuole di Palermo, portatrice di un messaggio etico e civile rivolto alla periferia ancora ammalata della nostra città, dove l’istruzione educativa e morale ha bisogno di un continuo sostegno e di presenze forti a rappresentare lo Stato. Polemiche a parte, resta da dire che “Diritto di sognare” è un documentario pregevole, avvincente montaggio di contributi emblematici (tra i personaggi intervistati vediamo il magistrato Nicolò Marino, un simbolo dell'antiracket come Tano Grasso, il vescovo Pennini, e poi ancora Pietro Grasso, Giancarlo Caselli e Giuseppe Lumia), non privo di un toccante finale che racconta il sogno di attrice di una bambina in un centro sociale.

Nella sua dichiarata, e quasi poetica, ingenuità questo sogno ne rappresenta molti altri. Sono i sogni di coloro i quali vogliono condividere una passione con il futuro, in nome di vecchie e nuove utopie possibili. Al di là dello scoramento che deriva dai diffusi sentimenti di disinteresse o rassegnazione di fronte alla questione (che non è solo morale, ma anche e soprattutto politica ed economica) dell’emancipazione del fenomeno mafioso, resta l’esigenza pressante, da parte delle giovani generazioni, di credere in un’alternativa di riscatto. E fa bene allo spirito di queste generazioni vedere sul grande schermo piccoli e grandi eroi vivi che, in nome di quelli che hanno dato la loro vita nella lotta contro il crimine organizzato, continuano a battersi a favore di quella civilizzazione senza la quale non può più esserci civiltà. L’importante appuntamento col documentario di Rossellini, al Lubitsch di Palermo, voleva dire anche questo.

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