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“La casa dei mille corpi”: il pranzo è servito

Anche se la trama è inconsistente e la recitazione degli attori più giovani sfiora il ridicolo, siamo in presenza di un horror “all’antica”

  • 25 luglio 2004

La casa dei mille corpi (House of 1000 corps)
USA 2003
Di Rob Zombie
Con Sid Haid, Bill Moseley, Karen Black

Un gruppo di ragazzi attraversa la provincia americana in auto alla ricerca di luoghi e personaggi bizzarri da inserire in una “guida turistica” delle stranezze. Alla stazione di servizio del Capitan Spaulding, con museo degli orrori annesso, vengono a conoscenza del Dottor Satana, leggendario assassino del luogo. Incuriositi si mettono sulle sue tracce, ma restano bloccati in una casa i cui tenutari sono tutti maniaci assassini, ognuno a modo suo. E il Dottor Satana, è davvero morto come dicono? Esordio alla regia di Rob Zombie, noto cantante ed ex-leader dei White Zombie, dark-band della musica underground di fine millennio. Chi conosce il gruppo e l’immaginario attorno al quale costruiva la grafica dei propri dischi e le scenografie dei propri concerti (Zombie ha pure un passato da disegnatore di fumetti porno-horror), può indovinare che razza di film è questo “House of 1000 corps” (dal titolo di una canzone del nostro): un caloroso omaggio al cinema horror anni ’70 e all’Epoca che fu (da notare la “E” maiuscola). Caloroso dal punto di vista della cottura. Già, perché in questo film di carne al fuoco ce n’è tanta. Tanta carne, tanto sangue, tanta cattiveria ed una sceneggiatura particolarmente politically incorrect che diverte davvero parecchio.

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Poi se aggiungiamo un citazionismo sfrenato (sempre al limite dell’inchino e mai a scopo cattedratico), a partire dal classico The Texas chainsaw massacre, una musica (scritta dallo stesso regista) diabolicamente incisiva (e soprattutto bella), personaggi azzeccatissimi (vedi il Capitan Spaulding di Sid Haid clown) e una straordinaria fotografia, ecco che il pranzo è servito. E non è un pranzo da trattoria, è un pranzo da ristorante a cinque stelle. Piatti prelibati e caratterizzati da un’eleganza di stile sorprendente che lo spettatore si può gustare “in santa pace” tra un sobbalzo e l’altro dalla sua poltrona: una su tutte la stupenda sequenza dell’omicidio dei due poliziotti. Anche se la trama è inconsistente e la recitazione degli attori più giovani sfiora il ridicolo (ovviamente non sto parlando del grande Sid Haid), siamo in presenza di un horror “all’antica” parecchio sopra la media interamente basato sulla passione per l’horror del “buon” Rob Zombie e su una certa malata concezione della cattiveria che consente al film di sprigionare malessere e sporcizia da ogni singolo pertugio della pellicola. Insomma un po’ di sana e robusta ultraviolenza non fa mai male. E allora che ben vengano questi mille corpi con tutta la loro forte componente “alimentare”.

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