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L'umorismo amaro de "Il povero Piero" al Biondo

  • 28 dicembre 2005

Nessun buono proposito o messaggio di speranza in un mondo migliore traspare nello spettacolo che inaugura il nuovo anno al Teatro Biondo di Palermo (in via Roma, 258). Il primo spettacolo in programmazione, nel cartellone dello Stabile palermitano è, infatti, la celebre commedia di Achille Campanile “Il povero Piero”, capolavoro italiano di teatro dell’assurdo e acutissimo esempio di amaro umorismo e disincantata ironia, in scena dal 4 al 15 gennaio. Sullo sfondo di una formale ambientazione borghese, si svolge la pantomima del funerale di Piero, scrittore di non troppo successo, il cui cadavere viene occultato dai familiari, nel rispetto della volontà del morto di dar notizia del trapasso solo ad esequie avvenute. Ma il tentativo di nascondere un incontrovertibile ed inequivocabile dato reale, quale può considerarsi, senza possibilità di appello, un cadavere, fa affiorare, nella cerchia di parenti e amici, raccoltisi attorno a Piero nel solenne momento dell’estremo saluto, un variegato panorama di vizi e consuetudini (scheletri nell’armadio, sembrerebbe la dicitura più opportuna…) assai poco decorosi e malcelati da una fragile parvenza di perbenismo. L’impossibilità di celebrare il funerale, l’impedimento del rito, escamotage usato dalle civiltà per smorzare l’intollerabile, dirompente portata dell’evento estremo della morte, contenendola in una consuetudine sociale, ha un effetto devastante per il contesto borghese in cui si muovono i nevrotici personaggi di Campanile e lascia libero ed incontrollabile sfogo a tutta una serie di meccanismi taciuti ed inaccettabili per il decoro e la morale borghese.

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Ma c’è di più: l’apice del cattivo gusto, l’intollerabile risvolto, imprevedibile ed assurdo della già macabra faccenda, è la ”resurrezione” di Piero, defunto solo di morte apparente e, tuttavia, pronto, ben presto, a “ri-morire”, a riposare, finalmente, e per sempre, in pace. Solo la morte, o meglio l’eterno silenzio, può, infatti, nei testi di Campanile, salvare dall’assurdo, secondo una poetica che, rispondendo idealmente al teatro di Ionesco, affida alle parole di personaggi consueti ed ordinari, lo straordinario potere di mettere in luce, quasi spontaneamente e senza sforzo, la vanità, l’effimero senso che essi stessi pronunciano, nel momento in cui lo pronunciano. In tal modo, se l’assurdo è inevitabile, il riso è necessario e assoluto, dissacratorio, essendo ogni pronunciamento in sé tanto più ridicolo quanto più esprime e promette con serietà la validità di un’intenzione che non è, mai, capace di mantenere; e al contempo il riso è amaro, in quanto non prevede una seria alternativa a sé stesso, in un universo di gattopardesca rassegnazione all’impossibilità di cambiamento. Lo spettacolo, con Giulio Brogi, Umberto Cantone, Liliana Paganini, Rosalia Neri, Massimo De Rossi e Aldo Ralli nei ruoli principali, per la regia di Pietro Carriglio, sarà affiancato dalla mostra itinerante dedicata alla vita di Campanile dal titolo ”Umorista sarà lei”.

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