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L’ironia di una vedova astuta

Franca Valeri immagina il suo personaggio, la vedova, come una comune ragazza dei sobborghi di Atene che preferisce la vita “reale” a quella del “pensiero”

  • 20 gennaio 2004

Con il volto e la grande ironia di Franca Valeri prende vita la “Vedova Socrate”, presentato al  Teatro Bellini (piazza Bellini, Palermo), con la collaborazione del Teatro Biondo. Liberamente ispirato al volumetto di Friedrich Dürrenmatt ed elegantemente curato da Aldo Terlizzi, lo spettacolo è in programma dal 20 gennaio all’1 febbraio (per gli orari vedi il calendario). Come si buon ben capire dal titolo dell’opera, personaggio principale non è il filosofo ateniese bensì sua moglie Santippe, donna che conosce bene i filosofi, frequentatori abituali della loro casa, che, a suo giudizio, rubano le idee al consorte.

E, cosa anche peggiore, gli altri filosofi rubano a Socrate anche i diritti d’autore. Il bersaglio su cui Santippe concentra tutto il suo disprezzo, è Platone, uomo che si è permesso di raccogliere le parole di suo marito, parole ben diverse da quelle che lei sentiva a tavola, a letto o in bagno. Santippe, sopravvissuta alla morte del marito condannato a morte dal governo ateniese, nella sua bottega d’antiquariato e oggettistica fa i conti sulla vita del grande filosofo: “dirà tutto” sulla quotidianità coniugale, per nulla scalfita dalla personalità eccezionale del marito che, per lei, resta solo un uomo tanto noto quanto noioso, sempre con la testa fra le nuvole.

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Franca Valeri immagina il suo personaggio, la vedova, moglie che sopravvive, come una comune ragazza dei sobborghi di Atene che preferisce la vita “reale” a quella del “pensiero”: identica a quella che potrebbe oggi essere una ragazza che abita sulla Prenestina, una vistosa impiegata ossigenata con la possibilità di diventare una velina. Queste ragazze solleticano spesso la curiosità di uomini non semplici e questa antica fatalità porta Santippe al lungo matrimonio con Socrate. Matrimonio in definitiva, e nonostante tutto, ben riuscito.

Intelligente ma indissolubilmente legata alla sua estrazione popolare, Santippe vive il suo ruolo di moglie senza tener conto di “chi è” il marito e sembra proprio che Socrate, lungi dal vergognarsi di quella massaia astuta, si sia anche giovato di certi suoi sprazzi di chiaroveggenza da maga di quartiere. Certo Santippe ha preferito se stessa al mondo astratto del pensiero. Un’onestà che l’ha fatta disprezzare dagli storici, ma ne fa una gustosa eroina di teatro. L’ingresso ha un costo di 10 euro ma i biglietti risultano essere tutti esauriti.

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