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In bocca al lupo al Palermo Teatro Festival

Balarm
La redazione
  • 26 settembre 2005

Riceviamo e pubblichiamo, con la speranza di una pronta replica (qualora si voglia fare) da parte dei diretti interessati.

La novità del “ Palermo Teatro Festival” che finalmente mette insieme i migliori pezzi del teatro di parola, contemporaneo e da camera non è cosa da poco. Esperienze del genere sono state portate avanti in città per diversi lunghissimi anni da realtà come il “CCPAgricantus” ed il meno longevo consorzio di fatto “Teatri Instabili”. Dai ricordi, l’ultima rassegna di teatro da camera/contemporaneo realizzata al CCPAgricantus in collaborazione con i Teatri Instabili vide la larga partecipazione di quasi tutte le compagni teatrali, attori e registi emergenti e non della città di Palermo e l’ospitalità di compagnie di portata nazionale. Rassegna che per le limitate ed incerte risorse finanziarie dovette abbandonare l’idea della replica negli anni successivi. Gli incassi, dei biglietti a prezzo contenuto, sui quali si era riposta la speranza non diedero alcun frutto anzi ridussero notevolmente la partecipazione del pubblico a poche decine di spettatori pur in presenza di grandi nomi del teatro nazionale e locale.

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Ben venga quindi chi, sul solco di quanto è gia stato fatto, ha avuto la fortuna di far sposare questo genere di teatro lasciato fuori dai cartelloni artistici di quasi tutti i teatri palermitani per motivi economici e non certamente per discriminazioni artistiche. Con la dovuta precisazione che se il Teatro Stabile ed il Teatro Libero, in possesso di adeguati mezzi e risorse finanziarie, come del resto il Teatro Garibaldi, non abbiano voluto tenere conto delle realtà locali, tra le quali alcune inserite a pieni voti nei circuiti nazionali, ci sarà pure una ragione anche se non condivisibile. Lasciamo fare ad ognuno il proprio teatro in modo da arricchire e diversificare l’offerta in città ma diamo a tutti gli stessi mezzi finanziari per poterlo esprimere. Questo è quello di cui la politica dovrebbe farsi carico sposando non una parte ma l’intero e variegato mondo del teatro, dei teatranti e delle strutture teatrali cittadine.

Ma cosi non è. E solo chi oggi dispone dello sposo più ricco può permettersi il lusso di avere invitati potendo rinunciare di dovergli chiedere “il biglietto d’ingresso”. Operare in un momento di forte crisi praticando l’ingresso libero sarebbe la via migliore per tutti considerato che per il cosiddetto “teatro leggero” assistiamo ad un calo di presenze del 30%. Evitare la spiacevole classificazione del teatro che fa cultura e di quello che non fa cultura sarebbe auspicabile. Ci sembrerebbe allora giusto che la politica adottasse una delle seguenti formule: “sostegno per nessuno e biglietti per tutti” o “sostegno per tutti e biglietti per nessuno” o ancora “sostegno parziale e biglietti ridotti per tutti”. Il contrario determina privilegi per un segmento di operatori e per una sola parte di pubblico che a differenza degli altri cittadini che scegliendo il “teatro leggero” devono rinunziarvi o fare sacrifici per assistere con la propria famiglia agli spettacoli. La nascita di un nuovo spazio teatrale come quello della chiesa sconsacrata del complesso monumentale Montevergini ha il nostro migliore augurio perché costituisce un momento importante da vivere positivamente nella nostra città.

Aldilà delle necessità degli attori palermitani costretti ad esibirsi in una chiesa sconsacrata e la dichiarazione che gli organizzatori dello stesso ne vogliono fare un punto di aggregazione, di confronto e di scambio d’idee, c’é da chiedersi se questa nuova iniziativa non corre il rischio di rimanere come spesso accade un fatto episodico senza speranze per il futuro. Non saranno certamente i cittadini o gli operatori del settore ad abbandonare questo progetto i quali si augurano che il “nuovo” non determini la scomparsa del “vecchio”.

Vito Meccio
Presidente Cooperativa Culturale Sociale Agricantus

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