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Il vino biologico esiste davvero?

Nell’Isola, negli ultimi anni, diverse aziende si dedicano alla produzione di vino biologico

  • 7 giugno 2007

La cosiddetta “era moderna” è caratterizzata da una maggiore attenzione alla salute, al benessere fisico, alla qualità dei prodotti acquistati ed immessi nelle case, ed è sempre più sensibile al consumo consapevole delle risorse materiali, siano esse organiche o inorganiche. Nel campo dell’agricoltura, l’aggettivo conforme a questa tendenza è il “biologico”, espressione che racchiude un microcosmo di pensieri ed un intera filosofia, ispirata alla sanità delle materie prime nel rispetto dell’ecosistema. La crescente evoluzione del “fenomeno” rimane, tuttavia, marginale rispetto ai sistemi convenzionali, per cui il commercio dei prodotti biologici è ancora destinato ad un pubblico di nicchia, soprattutto per il prezzo d’acquisto. Eppure si continua ad assistere all’eclettico percorso dell’intero movimento, che percorre diverse direttrici. Una di
queste è il settore della vinificazione biologica che vede l’Italia la nazione leader in Europa, soprattutto con le regioni del Veneto, Puglia e Sicilia. Proprio nell’Isola, negli ultimi anni, si sono affermate diverse aziende che si dedicano alla produzione di vino biologico. Ma esiste davvero il vino biologico? Dal punto di vista normativo no. Esiste però un regolamento europeo (quello che definisce l’agricoltura biologica) per la produzione di uve biologiche. Quello che si certifica è quindi il metodo di coltivazione e non il prodotto; tanto meno il metodo di trasformazione, per cui l’unica definizione possibile è quella di “vino ottenuto (o prodotto) con uve da agricoltura biologica” e non di “vino da agricoltura biologica”, atteso a livello comunitario a partire dal 2009. La certificazione sul vino è invece affidata a vari organismi di controllo sulla base di appositi disciplinari privati.

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Questi prevedono dei parametri di lavorazione abbastanza rigidi e onerosi e ciò è uno dei motivi per cui molti produttori non hanno ancora aderito al sistema. Ad esso si aggiunge quel luogo comune, diffuso tra consumatori e produttori, per cui il vino biologico è per forza cattivo al palato, tanto che alcuni produttori presentano il loro vino senza alcun riferimento al biologico, nonostante ne abbiano osservato i requisiti. Fondamentale in materia di biologico è l’equilibrio naturale del vigneto, un equilibrio ottenuto attraverso interventi di sostegno per far crescere l’autodifesa della vigna. Una vera e propria azione preventiva così da evitare l’impiego di tutta quella serie di composti chimici che tendono a prolungare nel tempo gli standard di appetibilità del prodotto e ad evitare i non pochi problemi durante la vinificazione. Quest’ultima constatazione è alla base di chi sostiene che in realtà il vino biologico non esiste. Ma è su questa linea che si estende l’intensa attività di molti Istituti di Ricerca, i quali continuano a testare diverse tecniche e metodi di natura fisica, in alternativa a quelle di natura chimica, per contrastare l’uso di coadiuvanti, additivi e di biotecnologie e con lo scopo di utilizzare al meglio quello che la natura ha e quello che la natura ci permette di impiegare.

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