CINEMA E TV
Il signore degli anelli: apologia dell’eroismo
Sin dalle prime sequenze è possibile notare come quest’ultimo episodio non delude le aspettative dello spettatore riservandogli un susseguirsi di emozioni
Il signore degli anelli - Il ritorno del re (The lord of the rings: the return of the king)
Regia: Peter Jakson
Interpeti: Cate Balnchet, Ian Holm, Ian McKellen, Viggo Mortensen, Orlando Bloom, Liv Tyler, Elijah Wood
Produzione: Nuova Zelanda/Usa 2003
Genere: Fantasy
Il ritorno del re, terzo episodio della saga, chiude la trilogia del Signore degli anelli, trasposizione cinematografica del capolavoro letterario dello scrittore inglese J.R.R. Tolkien. Sin dalle prime sequenze è possibile notare come quest’ultimo episodio non delude le aspettative dello spettatore riservandogli un susseguirsi di emozioni che lo trasporteranno, attraverso un viaggio fantastico durante il quale la compagnia dell’anello insieme ad Aragon, Legolas, l’elfo e Gimli, il nano (che richiamano nella loro rappresentazione mitica le leggendarie epopee teutoniche, celtiche ed anche quelle legate alla figura di Sigfrido) si trovano ad affrontare entusiasmanti avventure in cui mostrare tutto il loro coraggio e la loro forza d’animo nel portare a termine l’arduo compito a cui il destino li ha condotti, quello di distruggere per sempre il famigerato anello.
Sull’altro fronte Aargon e il Re Théoden insieme ai suoi fedeli compagni, dopo aver raggruppato un esercito di seimila uomini, si dirigono alla roccaforte di Minas-Tirith che sta per essere attaccata da un copiosissimo esercito di orchi. Ce ne saranno migliaia di elementi appoggiati anche da mercenari del male giunti da luoghi limitrofi. L’esercito di Théoden non è altrettanto grande nel numero. Nel frattempo Gandalf, il mago, cerca di disfare i timori che attanagliano il giovane ma coraggioso hobbit Merry. La figlia di Théoden, Eowyn, disubbidendo al padre, va alla guerra sotto le false spoglie di un guerriero maschio di nome Dernhelm. Arwen, la donna elfica amata da Aragon sta per morire a causa della crescente forza del regno del male che ha il suo maggiore esponente in Saruman (Christofer Lee). La situazione sta precipitando;la battaglia per difendere Minas-Tirith potrebbe rivelarsi una disfatta senza precedenti. Il sovrintendente sostituto del Re, un vetusto regnante che trasmette in tutto e per tutto quella “solitudine ansiosa e paranoica”raccontata magistralmente dallo scrittore Italo Calvino nel suo racconto “Un Re in ascolto”, è uscito fuori di senno a causa della morte del figlio.
In questa situazione di incertezza sarà Aragon a trovare un’inaspettata alleanza di armi con degli spiriti maledetti desiderosi di mettere fine ai loro vagabondaggi nei luoghi della montagna maledetta per trovare finalmente la pace. I due eserciti si scontreranno alle porte della cittadella. Sarà una battaglia violentissima e sanguinosa i cui veri protagonisti saranno gli effetti speciali. Stuoli di uomini, orchi, spiriti, mammuth e chi più ne ha più ne metta si affronteranno in una sfida all’ultimo sangue tra il bene e il male, mentre i due hobbit e il Gollum raggiungeranno le porte della città maledetta. Il finale, come probabilmente è giusto che sia, si sviluppa in modo romantico: il ritorno del Re Aragon, il nuovo amore che sboccia tra lui e Arwen, il ritorno degli Hobbit alla contea, lo straziante addio finale di Bilbo, Frodo e il mago Gandalf che sembra davvero interminabile. Il film è sicuramente un capolavoro senza precedenti. L’intera saga rappresenta un’epopea davvero entusiasmante in cui i valori “dell’Eroe” si mescolano ai duri fardelli che il destino pone agli uomini dotati di grande tempra morale. Tutti e tre gli episodi sono, tra le altre cose, attraversati da una sequenza interminabile di momenti simbolici in cui possono essere rintracciati significati iniziatici di grande rilevanza.
Le vicende che accompagnano il giovane Frodo ne sono un esauriente esempio: la sua improvvisa “crescita” che lo porta dalla spensieratezza adolescenziale, durante la quale l’unica sua preoccupazione (giustamente) è la contea e tutte le persone a lui vicine, all’oneroso incarico di portare il fardello dell’anello che lo marchierà a vita (il colpo infertogli da Saruman nel primo episodio lo accompagnerà fino alla fine della saga nel momento in cui partirà per le terre del “Grey Heavens), la triste fine di Smeagol/Gollum, la cui unica colpevolezza è stata probabilmente la sua fragilità e la sua incapacità a gestire le forze negative che l’anello suscita negli animi più nobili (la tentazione di indossare l’anello a cui lo stesso Frodo non riesce a resistere seppure per un attimo). Sono tre film di cui ci ricorderemo a lungo. Sono tanti personaggi interpretati da altrettanto bravi attori non particolarmente blasonati come si vorrebbe per un colossal di tale portata di cui non ci dimenticheremo presto. Probabilmente la loro prossima fatica sarà quella di partecipare a film altrettanto belli, senza scadere troppo di tono. Un compito assai arduo sarà per Peter Jackson quello di mantenere alto l’interesse degli spettatori nei confronti dei suoi prossimi film. Pare infatti, che stia già pensando ad un altro colossal (in cui forse rivedremo alcuni degli interpreti della saga de “IL Signore degli anelli”) da portare sugli schermi nei prossimi tempi: il remake del film King Kong.
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