CINEMA E TV
Il samurai americano
Il film tiene alta l’attenzione dello spettatore proponendogli un buon mix di emozioni: vergogna, passione, la grandezza del perdono, la rabbia, lo sforzo e il sacrificio
L’ultimo samurai (The Last Samurai)
Usa 2003
Avventura/azione
di Eduard Zwick
Con Tom Cruise, Ken Watanabe, Timothy Spall
Chiedersi se il film di Eduard Zwick sia bello oppure no, potrebbe risultare un esercizio relativamente utile. Chiedersi se sia ben fatto o sia la solita pellicola americana alla “Balla coi lupi”, se i centoquaranta milioni di dollari di budget siano stati usati bene o se ci troviamo di fronte all’ennesimo colossal hollywoodiano in cui i cattivi diventano buoni e il protagonista (Tom Cruise) attraversa il difficile cammino esistenziale che lo condurrà a prendere le fattezze dell’eroe, potrebbe risultare poco significativo. Sicuramente bisogna riconoscere che il film tiene alta l’attenzione dello spettatore proponendogli un buon mix di emozioni (vergogna, passione, la grandezza del perdono, la rabbia, lo sforzo e il sacrificio per raggiungere le vie più nascoste dello spirito) che si susseguono in modo equilibrato e ben dosato, alternate ad eccitanti momenti di aspri combattimenti (durante i quali Tom Cruise ha potuto sfoggiare tutte le qualità di “samurai” insegnategli dal trainer Nick Powell) e sequenze di violente battaglie girate nei set utilizzati anche per “Il Signore degli anelli” in Nuova Zelanda.
Assistere all’epilogo straziante della “casta” dei Samurai che affrontano il “nemico” (in una lotta fratricida) con la consapevolezza dell’ineluttabilità del proprio destino (morire o a causa della spada nemica o della propria spada praticando Harakiri) evidenzia anche il cambiamento di una società (quella giapponese) che aprirà le porte all’occidente, ai suoi mercati e ai suoi usi e costumi in una contaminazione reciproca che tutt’oggi continua.
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