CINEMA E TV

HomeNewsCulturaCinema e Tv

Il sacro fuoco del grande schermo

  • 9 novembre 2006

THE DEPARTED – IL BENE E IL MALE (The Departed)
U.S.A., 2006
Di: Martin Scorsese
Con: Leonardo DiCaprio, Matt Damon, Jack Nicholson, Martin Sheen, Vera Farmiga, Alec Baldwin, Mark Wahlberg, Ray Winstone

Non c’è più la Little Italy di “Chi sta bussando alla mia porta?” e “Mean Sreets”. Lontana nel tempo, è rimasta impressa nella dimensione del mito che è quella che forma la coscienza dell’immaginario collettivo. Non c’è più nemmeno la città pionieristica del 1870 descritta in “L’età dell’innocenza” o quella, originaria, di “Gangs of New York”, lo scenario dei rituali di una civilizzazione segnata dai crismi dell’utopia. Nel frattempo, il cinema di Martin Scorsese si è fatto ancora più tagliente ed ossessivo, la sua filosofia più improntata ad un pessimismo senza via d’uscita. Lo testimonia bene un film precedente a questo suo ultimo, “The Aviator”, da molti non amato e che è invece un kolossal intimista che celebra, in modo macabro, la follia del dark side hollywoodiano.

Adv
Scorsese è un autore oggi più che mai solitario ed indipendente, prigioniero di uno star system che sembra non amarlo (e che forse non lo ho mai amato) ma abbastanza forte da regalarci uno dei capolavori di questo primo scorcio di millennio. “The Departed” è una gangster story di sconvolgente lucidità e crudezza, capace di colpire al cuore dello spettatore, di spiazzarne le attese, insomma di sorprenderlo. Il sottotitolo allude al bene e al male ormai irriconoscibile, alla cecità indotta (dai suoi governanti?) di un’America sempre più amara e disillusa. Nel regista cinefilo non c’è più soltanto l’amore irragionevole per il gioco del cinema, né il cinico disincanto del narratore dell’epica contemporanea: c’è la cupezza addolorata (la stessa ostentata da un autore come John Ford) di fronte alla profonda immoralità del mondo e delle leggi umane, di fronte alle dinamiche dei rapporti intessute di violenza.

Così Scorsese rilegge le atmosfere alla Hong Kong di “Infernal Affairs” di Andrew Lau e Alan Mak, grande successo in patria e già con due seguiti (di cui il secondo è un prequel), chiamando come proprio complice alla sceneggiatura William Monahan. Hong Kong e Hollywood sono ormai universi paralleli e il cinema di autori duri e puri come Michael Mann costituisce un modello per gli orientali. Scorsese s’inscrive con originalità di spirito a questa tendenza: il suo film, claustrofobico e ieratico ci riconduce proprio a Mann (il primo incontro tra DiCaprio e Damon al telefonino e in luoghi distanti è una sequenza vibrante e carica di tensione emotiva che ci ha fatto pensare al faccia a faccia tra DeNiro e Pacino in “Heat”).

E’ la voce off di Frank Costello (un monumentale Jack Nicholson doppiato da Giancarlo Giannini) ad introdurci nei meandri perversi di una città come Boston e nel mondo della malavita irlandese. Colin Sullivan (un Leonardo Di Caprio che merita una nomination all’Oscar) è un brillante poliziotto che s’infiltra sotto copertura tra i criminali di Costello per scoprire illeciti traffici di droga e di vendita di microchip ai cinesi. Billy Costigan (Matt Damon) è, al contrario, un criminale che diventa poliziotto, un doppiogiochista senza scrupoli. Da questi personaggi, icone di un universo di sopravvissuti, si sviluppa una trama che è inutile raccontare per intero, poiché “The Departed” è un film che va bevuto tutto d’un fiato, che va apprezzato come il miglior Scorsese dai tempi di “Quei bravi ragazzi” e “Casinò”.

I temi consueti e prediletti del peccato e della redenzione, della realtà e del destino fatti entrambi di carne e sangue, sono esibiti attraverso una progressione drammaturgica di altissimo livello, con una fluidità di montaggio che diviene puro flusso narrativo, tecnicamente affidato all’abilità ormai sperimentata della fedele Thelma Schoonmaker. Scorsese si conferma come il regista più concettuale ed “europeo” del cinema americano, in lui il linguaggio estroverso di Godard si coniuga con le secchezze epiche di Corman e col lirismo cromatico dei noir di Lang. Nel suo universo di umori incontrollati, anche l’amore assume sfumature “maledette” (si veda il tragitto del personaggio della psicanalista che ha il volto dolce di Vera Farmiga, divisa anche lei tra il bene e il male, ovvero tra Billy e Colin). Tutti gli attori sono bravissimi e tutti agiti dal sacro fuoco del cinema alimentato da Scorsese, il nostro demiurgo preferito.

Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI