CINEMA E TV
Il cartaio: quando l’azzardo si tinge di sangue
Il film si potrebbe definire una vera e propria commedia drammatica, mentre reminescenze fulciane emergono grazie ad una serie di personaggi “macchietta”
Il cartaio
Italia 2003
Horror
Di Dario Argento
Con Stefania Rocca, Liam Cunningham, Silvio Muccino, Claudio Santamaria
Convince molto Il cartaio, l’ultimo film di Dario Argento. Il regista riesce a proporre un giallo che oltre a ricalcare con sapienza il classico plot sfodera interessanti mosaici d’immagini e suoni che ci riportano, a tratti, alle sospese atmosfere lynchiane di Twin Peaks. Un film che non risparmia, nemmeno agli stomaci più forti, la crudezza della carne dilaniata delle vittime, le autopsie a suon di musical, la freddezza della rete internet che da un lato unisce tutto il mondo, dall’altro svela solitudini che urlano tutto il loro dolore attraverso sfide di poker che mettono in palio la vita d’inermi ragazze innocenti.
Il film si potrebbe definire una vera e propria commedia drammatica, mentre reminescenze fulciane emergono grazie ad una serie di piccoli personaggi “macchietta” (l’infermiere grasso dell’obitorio, il gestore della sala giochi, il barista) che oltre a stemperare nei tempi giusti la tensione accumulata, danno la possibilità al film di rendersi ancora più perturbante e misterioso. Il filo rosso del poker lega un po’ le storie di tutti i personaggi in una spirale senza via d’uscita rintracciabile fin da una delle prime inquadrature, un primo piano senza confini di Stefania Rocca in dialogo con Claudio Santamaria.
Si poteva dare maggiore attenzione ai dialoghi, ma in complesso il film è buono, mantiene le premesse fino alla fine, non annoia e non si stacca dalla tradizione del giallo all’italiana fondata, in parte, anche dal mastro dell’horror Dario Argento.
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