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"Il bambino che sogna", autobiografia di un pallavolista

Il giocatore di volley siciliano Max di Franco si racconta in un libro, "Il bambino che sogna". Un romanzo autobiografico, intrecciato di desideri e passione

  • 4 giugno 2013

Il libro si chiama "Il bambino che sogna". E per quanto sia un titolo piccolo piccolo, di sole quattro parole, evoca già la forza dei desideri di quello che diventerà un campione del volley italiano, Max Di Franco, giocatore siciliano di serie A1 nella squadra del "CMC Ravenna".

Max diventa il protagonista su carta della sua stessa storia, scrivendola a quattro mani con Lillo Calfieri. Il pallavolista apre delicatamente una porta sulla sua vita, partendo dalla peculiarità che l'ha caratterizzato fin dalla sua nascita: la crescita rapida, che lo fa divenire un gigante.

A Sommatino, paesino dell'entroterra siciliano, però, la sua altezza non viene riconosciuta come un pregio, anzi. Diventa un modo per schernirlo, un punto debole, un appiglio per deriderlo. E per un bambino che diventa uomo è quasi una tragedia.

Forse la normale risposta a questi atteggiamenti sarebbe la resa, il subire a testa bassa aspettando che tutto passi, che le attenzioni si concentrino su un altro bersaglio. Ma questo non rientra nelle sue corde. E così, Max, quattordicenne, decide di mettersi in gioco.

Un foglio di carta. Una penna. E tanta voglia di cambiare vita. Max scrive a diverse squadre: «Ho scritto a Modena, a Parma, a Ravenna - ci dice Max - ma avevano già chiuso la campagna acquisti. Ho scritto: mi chiamo Massimiliano di Franco, sono un ragazzo di 14 anni, alto 2 metri; volevo chiedervi se è possibile organizzare un provino da voi, io sono solamente tesserato con il Sommatino, ma mi alleno solo una volta a settimana. Partirei da zero.

«La risposta - continua il giocatore - è arrivata dalla Sisley Treviso. Sono stato contattato dal responsabile del settore giovani, Carlo Carra, e sono partito. I motivi c'erano tutti, ho colto l'occasione al volo.»

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L'abbandono del paese e l'ingresso in squadra non implica immediatamente il successo. Il primo anno porta con se forti sacrifici, per trasformare il corpo di un adolescente gracile in quello di un giocatore professionista. Ma è questo il bello di quel bambino che sognava: ci riesce.

E la sua avventura continua ancora oggi, per altro aggiungendo sfumature inattese: «Il libro è un progetto collegato alla mia carriera, perché si è fatto un gran parlare del mio inizio. Il fatto che piaccia per me è un successo inatteso: in fondo è nato per caso, dopo il successo del cortometraggio che ho presentato nel 2011 allo Sportfilmfestival, scritta con Maria Pia Gugliotta». Nella medesima manifestazione, lunedì 10 giugno, sarà consegnato un premio inerente. Un successo che ha il sapore dolce della realizzazione dei desideri, e che apre la strada a nuovi risvolti. Come il film, di cui è stata già stesa la sceneggiatura...

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