ARTE E ARCHITETTURA
I tesori dello zar Nicola I illuminano Palazzo Sant’Elia
La mostra intitolata “L’Hermitage dello zar Nicola I” è ospitata a Palermo all’interno del settecentesco Palazzo Sant’Elia, recentemente restaurato dalla Provincia, e ora adattato a sede museale; la mostra curata da Sergej Androsov, direttore del Dipartimento per l’arte occidentale dell’Hermitage con Lorenzo Zichichi de Il Cigno GC edizioni, è allestita nel piano nobile, a cui si accede da una rampa di scale, oltrepassata la quale l’occhio è attratto dalla brillantezza degli affreschi che decorano il soffitto. La mostra rivela l’instancabile attività di mecenate dello zar Nicola I, che visitò l’Italia in compagnia della zarina nel 1846, il gusto del collezionismo illuminato tipicamente ottocentesco, ma soprattutto la sua passione nei confronti dell’arte italiana. Fra le tele esposte, inseribili nella parabola di massimo splendore dal tardo Rinascimento fino alle accentuazioni patetiche di matrice barocca, lo sguardo si sofferma sul “Ritratto di vecchio” del Ghirlandaio, sull’esempio mirabile del “Ritratto di Paolo III” di Tiziano Vecellio - nel quale si esprime la maturità del pittore nella capacità di cogliere il lato umano apparentemente celato nell’ abito rosso porpora - per proseguire con l’ispirata, estatica e in totale contemplazione “Maria Maddalena in penitenza” di Andrea Vaccaro. Oltrepassata la sala della pittura, si accede a quella dedicata alla scultura ottocentesca, di ispirazione neoclassica, con opere di Antonio Canova, come i due marmi “Elena” e “Paride”, manifestazioni della pura visibilità, della sublimazione che si risolve nella meditazione, e poi ancora “Flora” di Tenerani e la “Ninfa” di Lorenzo Bertolini: marmi carezzati da piccole lampadine alogene, che con la loro discrezione illuminano parti del corpo, una guancia, una ciocca di capelli, una spalla, un piede che si protende alla ricerca del contatto con la terra.
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